Coronavirus, la tesi dell’esercitazione militare di settembre

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La tesi dell’esercitazione militare di settembre, l’ultima ipotesi dietro all’epidemia del coronavirus esplosa in Cina che fa temere il mondo

Una delle tesi che circola maggiormente è che si tratti di un virus creato in laboratorio, notizia già circolata nel 2003 sul conto del virus della SARS. Questa volta, fermo restando l’assunto di base, il laboratorio incriminato può essere, secondo le diverse correnti di pensiero, cinese o britannico. Nel primo caso si tratterebbe di un errore di laboratorio. Questo sarebbe avvenuto durante esperimenti militari di produzione di virus da impiegare per un’eventuale guerra microbiologica. L’origine di questa bufala sembra essere un articolo del Washington Times, un giornale noto per pubblicare spesso notizie mancanti di consenso scientifico e non sottoposte a controllo. Questa tesi sostiene di riportare le dichiarazioni di un biologo israeliano esperto di armi batteriologiche, Dany Shoham. La mail spedita il 2 gennaiodall’Istituto di virologia di Wuhan al personale dei suoi dipartimenti. “Il comitato sanitario nazionale richiede esplicitamente che tutti i dati sperimentali dei test. I risultati e le conclusioni relative a questo virus non siano pubblicati su mezzi di comunicazione autonomi – si legge nella lettera, che prosegue specificando –  non devono essere divulgati ai media, compresi quelli ufficiali e le organizzazioni con cui collaborano. Si chiede di rispettare rigorosamente quanto richiesto”.

L’esercitazione militare di settembre e la seconda ipotesi…

La seconda corrente di pensiero, riportata tra l’altro in Italia dal gruppo Facebook “Scienza di confine”, sostiene che sia stato creato a scopo di lucro da un istituto britannico che produce vaccini: il Pirbright Institute. Questa tesi, della serie “non ce lo dicono!”, prende le mosse almeno in parte dalla dichiarazione dell’esperto di vaccini Rino Rappuoli: “Fin dai tempi della SARS sappiamo che bisogna prendere uno dei geni che codificano le proteine di superficie del virus e su questa base di può cominciare a lavorare su un vaccino. La tecnica per ottenerli è rapidissima, tanto che si possono fare in una settimana”. Da questo a pensare che quindi il nuovo coronavirus sia stato diffuso dalle ditte produttrici di vaccini c’è poca strada. In effetti, una richiesta di brevetto per un vaccino anticoronavirus esiste ed era già stata depositata nel 2015… Se non fosse che si tratta di un vaccino contro il coronavirus della bronchite infettiva aviaria.

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(Getty Images)

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