Coronavirus, il professor Caruso: “Il picco di contagi tra marzo e aprile”

Il professor Arnaldo Caruso ha rilasciato un’intervista alla redazione de Il Giornale di Brescia in merito alla diffusione del coronavirus in Italia.

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(Getty Images)

Secondo il bollettino quotidiano di ieri sera, diramato dal commissario per l’emergenza Angelo Borrelli, i casi di contagio da coronavirus in Italia sono saliti ad oltre 1800, mentre i decessi ammontano a 52. In aumento, secondo i dati forniti dal capo della Protezione Civile, sono anche le persone guarite nel nostro Paese: 149. In merito alla diffusione del 2019-nCoV in Italia ha rilasciato alcune dichiarazioni il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Asst Spedali Civili di Brescia, Arnaldo Caruso.

Coronavirus, il professor Arnaldo Caruso: “È triste osservare che l’Italia, oggi considerata un Paese di untori

Osservando l’andamento in Cina, il picco lo dovremmo avere tra fine marzo ed aprile. Poi i contagi diminuiranno, ma ricompariranno in autunno quando il virus si potrebbe essere trasformato in un ospite umano, meno aggressivo di quello che circola ora“. Così ha commentato la diffusione del coronavirus in Italia, il professor Arnaldo Caruso, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Asst Spedali Civili di Brescia, nel corso di un’intervista rilasciata alla redazione de Il Giornale di Brescia.

In merito al 2019-nCoV, Caruso ha spiegato: “Il Covid-19 è un virus più aggressivo di quelli respiratori dell’influenza che mutano continuamente ma che conosciamo da oltre un millennio. Per questo motivo lui, di per sé, è molto aggressivo. La reazione all’aggressione dipende dalla nostra risposta immunitaria: quella dei bambini è più bilanciata e lo neutralizza. Quella degli adulti -riporta Il Giornale di Bresciae degli anziani è essa stessa aggressiva e questo genera un’infiammazione che si traduce in polmonite. Per questo è importante isolare i focolai e creare quell’immunità di gregge utile a proteggere i più deboli, quindi anche anziani con le difese immunitarie compromesse da altre patologie“.

Il professore Caruso: “Terapie? Bisogna lavorare sulle tracce delle molecole innovative con le quali si guarisce dall’Epatite C

Il direttore del Laboratorio di Microbiologia si è soffermato poi sul perché in Italia si sia sviluppato un focolaio. “Intanto -afferma Caruso- siamo uno dei Paesi maggiormente scelti come meta dai turisti cinesi, oltre ad avere numerose comunità di cittadini originari della Cina e che con il loro Paese hanno contatti costanti. Purtroppo nelle prossime settimane assisteremo ad infezioni molto più diffuse della nostra anche nel resto dell’Europa, proprio perché nessuno ha controllato il problema sanitario dall’inizio. In queste ore, tra addetti ai lavori, si è diffusa la notizia di forti epidemie in Germania ed in Francia”.

È triste -prosegue Caruso ai microfoni de Il Giornale di Bresciaosservare che l’Italia, che ha voluto dare l’immagine di una nazione seria comunicando in tempo reale l’evoluzione dell’epidemia, sia oggi considerata un Paese di untori. Ci siamo autodanneggiati, ma solo in apparenza, perché alla lunga le nostre decisioni saranno fondamentali per superare l’emergenza epidemica”.

Il professor Caruso ha poi concluso parlando delle possibili terapie per contrastare il coronavirus: “Sul fronte delle terapie più che concentrarsi sui vaccini che potrebbero non essere protettivi nelle varianti umane del virus, ritengo che la ricerca lo debba fare sui farmaci. Bisogna lavorare sulle tracce delle molecole innovative con le quali si guarisce dall’Epatite C. Ci sono – riporta Il Giornale di Brescia- già molecole sperimentali per curare Hiv ed Ebola. Adesso si dovrebbero sviluppare sui bersagli reali del Covid-19“.

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