Le sanzioni per chi non rispetta le norme anti Coronavirus

Le sanzioni per chi non rispetta le norme tese a limitare i contagi da Coronavirus non sono banali. Il Dpcm dell’8 marzo 2020 prevede alcune norme di difficile interpretazione. Come essere sicuri di rispettarle e cosa si rischia in caso contrario?

Le sanzioni per chi non rispetta le norme anti Coronavirus
Regole e sanzioni (Pixabay)

Ad esempio, come ormai tutti gli abitanti della zona arancione sanno, il Dpcm 8 marzo 2020 prevede sanzioni in caso di mancato rispetto della distanza di un metro tra persone e per violazione delle limitazioni agli spostamenti nella e dalla zona arancione nonché degli obblighi imposti a bar, ristoranti, negozi e centri commerciali.

Il Dpcm «Misure urgenti di contenimento del contagio» ha infatti ridisegnato la nuova zona «arancione» che dall’intera Lombardia si estende alle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro-Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia e prevede che «la sanzione per chi viola le limitazioni agli spostamenti è quella prevista in via generale dal 650 cp, salvo che non si possa configurare un’ipotesi più grave quale quella prevista dall’articolo 452 del codice penale: delitti colposi contro la salute pubblica, che persegue tutte le condotte idonee a produrre un pericolo per la salute pubblica».

L’articolo 650 c.p. prevede la pena dell’arresto fino a 3 mesi o l’ammenda fino 206 euro.

Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha dichiarato a Il Sole 24 ore: «Sono per il pugno duro rispetto ad atteggiamenti non tollerabili. Per esempio persone che risultano positive che se ne vanno in giro».

E ha aggiunto: «Abbiamo bisogno di comportamenti corretti dappertutto».

Le norme e le sanzioni del Dpcm

Nella c.d. zona arancione tutti, malati e non malati, dovranno stare a casa il più possibile. Il che significa evitare gli spostamenti non solo fuori ma anche all’interno di una delle 14 province indicate nel decreto e in Lombardia.

Uniche eccezioni: lavoro, necessità, motivi di salute.

I datori di lavoro dovranno richiedere al personale presenza soltanto in caso di “comprovate esigenze” e valutare l’utilizzo delle ferie e dei congedi. Ovviamente, lo smart working continua ad essere lo strumento più caldeggiato ma non è utilizzabile da parte di tutti i datori in relazione a tutte le posizioni lavorative.

Chi ha più di 37,5 di febbre e sintomi di infezione respiratoria deve restare a casa e limitare al massimo i contatti sociali e contattare il proprio medico (trattasi di raccomandazione ancora una volta).

Il provvedimento contiene invece il «divieto assoluto» di uscire da casa se si è affetti dal virus: la famosa quarantena che rimane essere l’unica via per la diminuzione dei contagi.

Saranno i prefetti con l’ausilio delle forze di polizia, dei vigili del fuoco e delle forze armate a eseguire il decreto nei fatti. E spetta a loro anche «il monitoraggio dell’attuazione delle misure previste in capo alle varie amministrazioni» da direttiva del Viminale.

Le sanzioni per chi non rispetta le norme anti Coronavirus
Guanti e mascherina (foto Pixabay)
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