Coronavirus, Conte ha ceduto alla zona rossa: il motivo

Il governo estende a tutto lo Stivale norme forti e stringenti per contenere l’epidemia di coronavirus e limita gli spostamenti. Tutta l’Italia diventa “zona protetta”. Provvedimento chiesto a gran voce da Pd e Regioni

Coronavirus
Il premier Conte (ansa.it)

Da oggi tutta l’Italia è “zona protetta”. Lo ha annunciato ieri sera, il premier Conte in diretta tv. Da oggi entrano in vigore nuove restrittive misure per contenere l’emergenza coronavirus. Un decreto quello firmato ieri sera tardi che attiva restrizioni e limitazioni, mettendo un intero Paese in guardia, chiedendo responsabilità e senso sociale, nel limitare gli spostamenti. Solo necessità comprovate, motivi di lavoro e salute, tutto il resto è rimandato a quando l’Italia avrà sconfitto il mostro invisibile del coronavirus. Un’unica Italia dunque stretta nella morsa della zona rossa.

“I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante delle persone in terapia intensiva e purtroppo delle persone decedute – ha spiegato il Presidente del Consiglio – Le nostre abitudini vanno cambiate adesso: dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se ci adatteremo a queste norme più stringenti”.

Conte non ha nascosto che il nuovo decreto impone misure forti ma necessarie “se a repentaglio è la salute dei cittadini bisogna scegliere”. Oltre alla limitazione degli spostamenti, consentiti solo in circostanze necessarie, scuole e università resteranno chiuse fino al 3 aprile su tutto il territorio nazionale. Stop anche al campionato di calcio e divieto assoluto di assembramenti.

“Il futuro è nelle nostre mani, ognuno faccia la propria parte – ha chiesto Conte agli italiani ricordando di rispettare le nuove norme – con senso di responsabilità”.

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Coronavirus, norme stringenti chieste dalle opposizioni

L’esito del nuovo decreto in materia di coronavirus è frutto del pressing che il governo ha ricevuto da più parti. Pd, opposizioni e Regioni hanno chiesto a gran voce misure forti e di contenimento. Omogeneità in tutto il Paese per fermare l’epidemia di coronavirus.

Conte e il suo esecutivo avevano cercato di scongiurare tutto questo, fino all’ultimo. Restrizioni senza precedenti per l’Italia. Norme drastiche che Conte sa bene che non gioveranno all’economia ma alla fine ha ceduto. Il motivo? I dati arrivati dall’ultimo bollettino della protezione civile: più 25 per cento di contagi in meno di ventiquattrore.

Questo è l’ultimo campanello di allarme che gli intima di dire “tempo non ce n’è”. Così nella sera, dopo le 22, ha annunciato che “nella penisola non ci sarà più una zona rossa” ma che “ci sarà l’Italia zona protetta”.

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Il pressing di governatori, Pd e opposizioni

I governatori delle Regioni lo chiedevano da giorni e ieri lo avevano ribadito ancora che non c’era più tempo. Chiedevano regole forti e uguali per tutti. Hanno anche azzardato la proposta di agire in autonomia per contenere il caos ma soprattutto i contagi se il Governo non avesse dato loro una risposta.

“I locali pubblici devono chiudere alle 18 – la misura chiesta a gran voce dal presidente della Campania Vincenzo De Luca – l’apertura di bar e ristoranti mantenendo un metro di distanza è ingestibile e non ha risconti nella realtà”. Si è fatto sentire anche il governatore pugliese Michele Emiliano: “Dobbiamo fare un’unica zona rossa per tutta Italia” affiancato dal presidente del Friuli Massimiliano Fedriga.

Prima di loro il vicepresidente del Lazio Daniele Leodori che già da domenica aveva lanciato sui social la campagna #iorestoacasa, slogan adottato anche dal premier ieri.

Anche la politica nazionale non era stata da meno. Appelli accorati a Conte per misure severe ed omogenee erano arrivate anche da Pd e Leu con in prima fila il ministro Speranza. Anche il centrodestra dalla stessa parte, ieri ha lanciato la proposta di nominare un supercommissario all’emergenza. Tra le file del centro destra circola già una proposta: Guido Bertolaso voluto sia da Salvini che da Berlusconi.

Conte dal canto suo ha spiegato per ora: “Stiamo ragionando sul da farsi – io avverto l’opportunità di un coordinamento per l’approvvigionamento di macchinari e attrezzature sanitarie. È un ruolo che potrebbe affiancare il capo della protezione civile”.

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