Coronavirus e contratti: signore e signori la forza maggiore

La diffusione del coronavirus e le misure per il suo contenimento avranno forti ricadute economiche in molti ambiti. Si parla molto di impossibilità di adempiere per forza maggiore ma dalla’autonomia delle parti stanno nascendo anche soluzioni più creative. Vediamo quali.

Coronavirus e contratti: signore e signori la forza maggiore
Contratto (foto Pixabay)

Inizia a farsi strada una clausola che contempla l’impossibilità di far fornte alle proprie obbligazioni. In realtà esisteva già ma era applicata di rado. Si tratta della forza maggiore.

Il professor Marco Torsello,  professore della School of law dell’Università di Verona spiega a La Repubblica: “Appare ormai chiaro che tra i molteplici effetti dirompenti del Codiv-19 vi è anche quello di incidere in modo decisivo sulla capacità delle aziende di adempiere in modo corretto alle proprie obbligazioni contrattuali. In queste condizioni, gli operatori si affrettano a rivedere le clausole di “forza maggiore” contenute nei contratti per comprendere se e quali rimedi sono disponibili all’una o all’altra parte“.

Tuttavia, pare che molti chiedano una clausola ad hoc non ritenendo sufficiente la copertura della forza maggiore.

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Il mondo degli affari travolto (o salvato) dalla clausola di forza maggiore

Luca Masotti, avvocato d’affari a Milano ha speigato sempre a La Repubblica come, ad esempio, la clausola coronavirus può essere spesa all’interno di un contratto di acquisizione importante, salvando di fatto l’affare: “Sto seguendo tre acquisizioni di aziende. La prima è andata in porto proprio il lunedì nero, quando è scattata l’emergenza in Lombardia. Un grosso ristoratore lombardo che vende una quota societaria, dall’altra gli acquirenti che investono anche con l’idea di espandersi in altre zone della regione mettendoci sopra un finanziamento. L’azienda – aggiunge Masotti – veniva monitorata e in pochi giorni si sono visti segnali allarmanti sulla tenuta dei dati di fatturato. I coperti diminuivano. Il motivo era chiaro: l’emergenza sanitaria aveva ridotto la redditività aziendale su cui era stato costruito il prezzo e il finanziamento”.
Il contratto si è salvato grazie all’introduzione della clausola “Coronavirus”: “Se entro sei mesi la redditività aziendale non rimanesse almeno pari al 90% di quella iniziale (prima dell’emergenza sanitaria) non solo il finanziamento sarà da rivedere, ma addirittura l’acquirente potrà pretendere il riaquisto dal venditore delle quote inizialmente cedute. Il venditore ha accettato la clausola coronavirus, forse una delle prime”.

E se la clausola “coronavirus” non c’è?

Anche senza una clausola ad hoc esiste la copertura della forza maggiore. Si tratta di un evento straordinario, imprevedibile che rende impossibile o eccessivamnete onerosa la prestazione in capo al soggetto che subisce l’evento.

La sfida giuridica dei prossimi mesi, che potrà regolare il caos finanziario in arrivo, è in questo campo.

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Rapporti commerciali (foto Pixabay)
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