Covid-19, gli operatori dell’ospedale chiedono aiuto: “Manca tutto”

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Manca tutto. E’ il grido d’aiuto degli operatori sanitari dell’ìospedale di Boscotrecase, l’unico presidio Covid dell’area ovest vesuviana

Tra Napoli e provincia sono tre gli ospedali adibiti alla cura del coronavirus. Il Cotugno, il Loreto Mare e l’ospedale di Boscotrecase. In quest’ultimo, però, già da giorni gli operatori avevano segnalato difficoltà. La situazione ora è peggiorata. Così, in una nota una trentina di operatori sanitari dell’ospedale hanno inviato l’appello al direttore sanitario aziendale, al manager della Asl Napoli 3 Sud e al responsabile Risk Management della stessa Asl. Stando a ciò che scrivono i medici e gli infermieri, mancano personale, macchinari e persino farmaci. Un vero e proprio squarcio oltre il livello delle rassicuranti promesse. «Consapevoli della situazione di grave crisi che coinvolge il Paese e nello specifico anche la nostra Asl, certi che la direzione strategica abbia già approntato un piano per risolvere queste criticità » , è la premessa degli operatori, «si è voluto qui esporre» la lunga lista di mancanze « del reparto di Terapia Intensiva » : cioè il reparto cuore del Covid Hospital, che dovrebbe strappare alla morte gli ammalati gravi di Coronavirus. Una serie di buchi nell’approvviggionamento e organizzazione che « espongono a gravi rischi sia i pazienti sia il personale a loro dedicato ».

Manca tutto: la testimonianza di un medico di famiglia

In sintesi: «non c’è personale sanitario » a sufficienza e adeguatamente preparato per la Rianimazione; « non ci sono monitor, pompe infusionali, sistemi di aspirazione a circuito chiuso, sacche per nutrizione » . Non ci sono , ancora, « farmaci antivirali, antibiotici, eparina a basso peso molecolare, nutrizione enterale e parenterale». Seguono una trentina di firme tra cui quelle dei medici Ivan Zeffiro Iovino, Adele longobardi, Lucia Iovino, Micol Consiglio, Carlotta Iacono.
Un quadro molto critico cui si aggiunge la testimonianza di un medico di famiglia: «Un mio paziente , che aveva ottenuto un tampone dopo un’attesa lunghissima di 13 giorni – sottolinea il medico di base e pneumologo Paolo De Liguoro – nonostante la sofferenza e la febbre aveva poi gioito nel sapere che l’esito era negativo. Ma le sue condizioni sono peggiorate. Sono finalmente andato a visitarlo, per fortuna con tutte le protezioni : e dopo la Tac, abbiamo avuto la conferma che è affetto da una polmonite bilaterale interstiziale. Purtroppo ora avremo bisogno di un nuovo tampone. Ma turba l’idea dei “ falsi negativi”‘ che possono moltiplicare i contagi».

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