Scomparsa Mario Bozzoli: la richiesta della Procura nei confronti del nipote dell’uomo

La Procura di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio per Giacomo Bozzoli, il nipote di Mario Bozzoli, l’imprenditore scomparso nell’ottobre 2015.

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(foto dal web)

La trasmissione Mediaset Quarto Grado durante la puntata andata in onda venerdì 27 marzo è tornata a parlare del caso Mario Bozzoli, l’imprenditore scomparso la sera dell’8 ottobre 2015 da Marcheno, comune in provincia di Brescia. Il 50enne quella sera si trovava all’interno della Fonderia Bozzoli di sua proprietà, dalla quale, secondo gli inquirenti non sarebbe più uscito vivo. La redazione di Quarto Grado ha ricostruito la vicenda ripercorrendo minuto per minuto la sera dell’8 ottobre.

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Scomparsa Mario Bozzoli: la ricostruzione della sera della sparizione di Quarto Grado

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(Getty Images)

Nei giorni scorsi, la Procura di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio per Giacomo Bozzoli, il nipote di Mario Bozzoli, l’imprenditore scomparso nell’ottobre 2015 dalla sua Fonderia di Marcheno. Chiesta, invece, l’archiviazione per l’altro nipote Alessandro e per i due dipendenti. Giacomo Bozzoli è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e distruzione di cadavere. La trasmissione Quarto Grado durante la scorsa puntata andata in onda venerdì 27 marzo, ha ricostruito la vicenda. Mario Bozzoli scompare la sera dell’8 ottobre 2015 mentre si trovava presso la fonderia di cui era uno dei proprietari.

L’ultima traccia dell’imprenditore 50enne, secondo i tabulati telefonici al vaglio degli inquirenti, è una chiamata alla moglie alle 19:11 dal capannone della zona forni della sua azienda. Al telefono Bozzoli dice alla coniuge che sta per andare a cambiarsi per poi far rientro a casa. La conversazione si chiude due minuti più tardi, da quel momento non si hanno più notizie dell’uomo. Secondo la Procura, Mario è stato aggredito nel tragitto tra i forni e gli spogliatoi dove si stava recando per cambiarsi. Purtroppo, come spiegato anche nel servizio di Quarto Grado, questa teoria non può essere confermata dalle immagini delle telecamere interne della ditta. Queste nei giorni precedenti all’8 ottobre erano state tutte, stranamente, rivolte verso muri o zone cieche. In mano agli inquirenti, dunque, solo i tabulati telefonici e le testimonianze.

Stando ai tabulati, come riferisce Quarto Grado, un minuto più tardi delle 19:13, Giacomo Bozzoli, riceve una chiamata dalla fidanzata Antonella ma non risponde. Prima di ricontattarla passano circa 10 minuti, poi tra le 19:27 e le 19:30, la ragazza riprova a contattare altre quattro volte il fidanzato, ma il cellulare squilla a vuoto. Gli inquirenti si chiedono, dunque, cosa sia accaduto in quel frangente.   A queste circostanze, come raccontato nel servizio, si aggiunge la fumata anomala dei forni registrata alle 19:21. In merito esistono due ipotesi. La prima è che tale fumata fosse stata provocata da un qualcosa gettato dentro il forno. Mentre per la seconda sarebbe servita a distogliere i dipendenti da ciò che stava accadendo.

Alle 19:30 Giacomo si rimette in contatto con la fidanzata e solo tre minuti più tardi lascia l’azienda a bordo della sua auto bianca ripresa dalle telecamere esterne della fabbrica per poi rientrarci alle 19:43 ed andar via definitivamente 12 minuti più tardi. In questi 12 minuti il nipote lascia stranamente l’auto vicino alla zona in cui è sparito Bozzoli, area in un cui gli altri dipendenti dicono non ha quasi mai lasciato l’auto. Gli operai della fabbrica sostengono anche che Giacomo non si fosse mai trattenuto oltre l’orario di lavoro e quel giorno non doveva non essere presente in azienda, circostanza a sostegno della quale vi è la mancata timbratura del suo cartellino per quella giornata. Agli inquirenti Giacomo spiegherà: “Accade spessissimo che io faccia ritorno in azienda dopo essermi allontanato”.

Dopo aver lasciato la fonderia Giacomo si dirige verso la propria abitazione a Soiano al Lago, dove le celle lo collocano verso le 21. Qui il telefono si spegne e si riaccenderà, come spiega il servizio di Quarto Grado, la mattina seguente quando riceve la chiamata della madre che gli riferirà della scomparsa dello zio. Agli inquirenti durante gli interrogatori, il 35enne dirà di non avere idea di dove si trova lo zio ipotizzando che quest’ultimo possa essere stato rapito o fuggito con un’amante, ma quest’ultima teoria viene smentita dagli investigatori che scoprono un’ostilità tra Bozzoli ed i nipoti per motivi economici. I carabinieri hanno anche rinvenuto, come spiega Quarto Grado, una bottiglietta di Etere, potente anestetico, sopra l’armadietto di Giacomo.

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Documenti
(Foto di Angelo Giordano-Pixabay)

Gli inquirenti si chiedono, dunque, come possa aver procurato quella sostanza e soprattutto a cosa gli serviva. La Procura ipotizza che la abbia utilizzata per tramortire lo zio.

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