Coronavirus, il Veneto batte la Lombardia sulla sanità pubblica

L’emergenza Coronavirus ha mostrato le profonde differenze che esistono fra la sanità del Veneto e quella lombarda, entrambe roccaforti del centrodestra e in particolare della Lega.

tagli alla Sanità
Da dove derivano i tagli alla Sanità italiana FOTO Emanuele Cremaschi per Getty Images

Unite nel colore (il verde della Lega) ma non nel dramma sanitario che il Coronavirus ha fatto emergere, le regioni del Veneto e della Lombardia hanno mostrato nel momento della pandemia come negli anni il diverso approccio alla sanità pubblica abbia inficiato sul numeri della tragedia. Creando un vero e proprio dislivello che vede il veneto uscire vincitore da questa drammatica sfida.

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Coronavirus le differenze fra Lombardia e Veneto

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personle sanitario (Getty Images)

Analizzando la catastrofe che ha colpito la lombardia pare oggi evidente che a rendere più drammatica la situazione generata dal Coronavirus si siano le scelte scellerate, fatte già al tempo delle amministrazioni guidate da Formigoni, di aprire al privato senza distinzioni e senza controlli accurati. Questo ha fatto sì ad esempio che il San Donato, il cui Amministratore delegato è Angelino Alfano e il gruppo Rocca, di spartirsi circa il 60% delle prestazioni senza esigere le stesse caratteristiche richieste al pubblico, volendo fare un esempio la medicina di rianimazione privata era di 13 unità mentre quella del pubblico era di 45.

Il Veneto invece, al contrario dei cugini lombardi, sembra aver avuto una tradizione più radicata del rispetto della sanità pubblica e sopratutto di una rete di medici di base molto meglio inseriti nel territorio. Proprio questa categoria sembra essere stata quella più abbandonata a se stessa invece nella regione governata da Fontana.

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Coronavirus
PERSONALE SANITARIO (Getty Images)

Pur con le dovute differenze in termini di densità della popolazione purtroppo ad oggi i numeri parlano chiaro: in veneto ci sono stati all’incirca 9748 casi positivi con purtroppo 517 persone decedute, in Lombardia invece le cifre si riferiscono ad un vero e proprio bollettino di guerra con 70641 casi positivi e addirittura 7593 persone che invece non ce l’hanno fatta.

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