Roberto Burioni: “Meno contagi al Sud? Vi dico il perché”

Durante la puntata di ieri di Che tempo che fa, il virologo Roberto Burioni ha parlato dell’emergenza Covid-19 in Italia e del possibile motivo per il quale il virus si sia trasmesso meno al Sud.

Roberto Burioni
Roberto Burioni durante la trasmissione Che tempo che fa (screenshot)

Il noto virologo Roberto Burioni è stato ospite durante la puntata di ieri, domenica 12 aprile, della trasmissione Che tempo che fa su Rai2 per parlare dell’emergenza Covid-19 in Italia. Tra i tanti punti toccati durante il proprio intervento, il virologo ha anche parlato di uno dei possibili motivi per il quale il virus abbia avuto una diffusione maggiore ed effetti più drammatici al Nord piuttosto che al Sud.

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Covid-19, il virologo Burioni a Che tempo che fa sulla minor contagiosità al Sud: “forse sono arrivate meno persone o alcune misure sono state implementate quando i contagi erano inferiori

Coronavirus
(Getty Images)

Siamo stati bravi e responsabili, gli italiani in grandissima parte sono rimasti in casa ed hanno fatto di tutto per non trasmettere questo virus. I risultati sono molto positivi, sono meno gli ingressi in ospedale ed in terapia questo vuol dire che stiamo uscendo da quel momento di emergenza che ci ha fatto tremare i polsi“. Inizia così il suo intervento per parlare dell’epidemia da Covid-19 in Italia, il noto virologo Roberto Burioni a Che tempo che fa nella serata di ieri, domenica 12 aprile. Burioni poi spiega l’importanza in questo momento di non mollare e continuare ad osservare le misure di contenimento per cercare di fermare del tutto il contagio e ricominciare una vita normale. In merito al motivo per il quale al Sud l’epidemia si è diffusa meno ed ha avuto effetti meno disastrosi il virologo ammette: “Non lo sappiamo con precisione, forse sono arrivate meno persone o alcune misure sono state implementate quando i contagi erano inferiori. C’è una speranza, però, che, come accade per tutti i virus respiratori, questo virus si trasmetta meno con climi più miti. Non sappiamo se sia così, ma potrebbe essere che, come il raffreddore, si attenuerà nei prossimi mesi. Ma, c’è un ma, dobbiamo stare pronti: perché potrebbe tornare in autunno“.

Burioni, poi si sposta su quella che è la contagiosità del Covid-19 affermando che quest’ultima sarebbe superiore a quella che si pensava e soprattutto la maggior parte dei contagi arriva da persone che hanno manifestato sintomi lievi o addirittura asintomatici. Questo, secondo il virologo, significa che ogni soggetto deve considerarsi potenzialmente positivo al virus: “Prima dicevamo che le mascherine servono solo ai malati, bene adesso dobbiamo considerarci tutti tali ed indossare i dispositivi di protezione quando usciamo“.

Alla domanda del conduttore Fabio Fazio in merito alla possibilità che i giorni di incubazione del coronavirus siano più di 14, Burioni risponde: “Dal momento in cui una persona viene infettata, a quando sviluppa i sintomi, solitamente trascorrono 6 giorni e nei 3 precedenti un soggetto è contagioso. In alcuni casi, non molti, il virus viene eliminato 30 giorni dopo la malattia“. Il virologo afferma, dunque, che nel contrasto al virus le cose necessarie sarebbero le mascherine, i tamponi, i test sierologici ed infine la possibilità di isolare e tracciare tutti i contagi attraverso le applicazioni specifiche.

Burioni a Che tempo che fa, l’esperimento con Ferrari ed il gruppo Fca: cosa prevede

Infine Burioni parla di un esperimento effettuato con Ferrari ed il gruppo Fca immaginando un modello per far ripartire i lavoratori italiani in totale sicurezza. Tale modello, spiega il virologo, prevede un’analisi accurata di tutto quello che accade in un’azienda per ridurre il più possibile il rischio di contagio, studiare i lavoratori per capire se hanno già contratto il virus. Ed ancora un tracking per sapere chi è stato vicino a chi e, nel caso in cui vi sia stato un contatto con un contagiato, avere una struttura, dove ci sia un medico sempre in servizio, che entra subito in azione e non dopo tre giorni.

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Il paziente deve essere immediatamente isolato e, soprattutto, un dipendente o i familiari di quest’ultimo che temono di aver contratto il virus devono poter accedere immediatamente al tampone.

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