Fase 2| Riapertura il 4 maggio: parla il Governatore Attilio Fontana

Il presidente della Regione Attilio Fontana è intervenuto alla trasmissione Mattino Cinque per parlare della situazione in Lombardia, la regione più colpita dall’emergenza coronavirus, e sulla Fase 2.

Attilio Fontana
Il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana (Getty Images)

A circa due settimane dal termine previsto per la fine delle misure di contenimento disposto dal Governo a causa dell’emergenza coronavirus, si sta valutando quando potrebbe iniziare la cosiddetta “fase 2”. Tale fase traghetterebbe la popolazione verso un progressivo ritorno alla normalità. Ovviamente non ci sono ancora paletti precisi su quando e come dovrà essere strutturata la ripresa, circostanze che dovranno essere valutate in base al prosieguo dell’epidemia a ridosso del termine.  In merito, nei giorni scorsi, è nata una polemica relativa alla possibilità di riaprire le attività in Lombardia il 4 maggio tra l’amministrazione lombarda ed il Governo. A chiarire quanto accaduto è stato stamane il governatore Attilio Fontana, intervenuto ai microfoni di Mattino Cinque.

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Fase 2, il presidente Fontana: “La riapertura non dovrà, dunque, prescindere dalla salute e dalla sicurezza di cittadini e lavoratori”

Coronavirus
(Getty Images)

Se la scienza ci dirà che dobbiamo stare chiusi, staremo chiusi“. Queste le parole del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana per spegnere le polemiche nate in questi giorni dopo la richiesta di riaprire il 4 maggio le attività attualmente chiuse per l’emergenza coronavirus. Attualmente la regione settentrionale è la più colpita dall’epidemia con oltre 63mila casi di contagio e più di 11mila decessi dall’inizio dell’emergenza. Il governatore, intervenuto alla trasmissione Mediaset Mattino Cinque ha spiegato che la condizione necessaria per poter avviare la riapertura della regione è il via libera della scienza e degli esperti e di chi dovrà valutare l’evoluzione epidemiologica del virus.

Fontana affermando di essere stato mal interpretato in merito, ha poi aggiunto: “La riapertura comporterà una serie di cambiamenti sostanziali nei comportanti, non dobbiamo farci trovare impreparati. Se l’evoluzione dell’epidemia dovesse andare in senso positivo, se ci fossero le condizioni di riaprire il 4 maggio dovremmo essere pronti. La riapertura non dovrà, dunque, prescindere dalla salute e dalla sicurezza di cittadini e lavoratori“. Il presidente ha poi parlato del confronto con il Governo spiegando che ogni regione dovrà presentare le proprie idee ed i progetti per poi ragionare sugli interventi e favorire la ripresa economica.

Sui test sierologici che dovrebbero partire in Lombardia il 21 aprile, il presidente Fontana poi chiarisce: “Fino ad oggi ho utilizzato l’unico test riconosciuto valido dalla scienza, dall’Istituto superiore di sanità e dal Governo. Io ho detto il 21 per una ragione semplice, perché l’altro test sierologico dell’Università di Pavia, che ha finito la sperimentazione, entro quella data riceva il bollino. Non ho intenzione di correre dietro a test che poi sono processati da laboratori che vengono chiusi per truffa“.

La magistratura indaga sulle case di riposo, Fontana: ” È stata una scelta fatta perché negli ospedali non c’erano più posti”

Infine, il governatore Fontana conclude il suo intervento a Mattino Cinque, parlando della situazione delle case di riposo in Regione finite nel mirino della magistratura che sta indagando. “Io -spiega Fontana- aspetto con estrema serenità l’esito. Noi abbiamo fatto una delibera proposta dai nostri tecnici, i quali ci hanno detto che a determinate condizioni -con reparti indipendenti dal resto della struttura e con addetti dedicati esclusivamente ai malati Covid-  la cosa si poteva fare. Quindi noi abbiamo fatto questa proposta, e le strutture che avevano queste condizioni hanno aderito. È stata una scelta fatta perché negli ospedali non c’erano più posti per ricoverare pazienti che non potevano essere curati a casa“.

La responsabilità del controllo di queste strutture e sulle condizioni della Regione, secondo Fontana è dell’Ats (Agenzie di Tutela della Salute) che si sarebbe recata sul posto ed ha valutato se ci fossero le condizioni. Le strutture che hanno accettato la proposta sulle 705 presenti sul territorio lombardo sono state sono state solo 15 e come numero di decessi, spiega Fontana, sono leggermente sotto la media.

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La responsabilità del controllo sulle case di riposo e sulle condizioni è della regione? “E’ dell’Ats che si è recata sul posto e ha valutato se ci fossero le condizioni. Su 705 case di riposo in Lombardia solo 15 avevano le condizioni e hanno accettato“. Come numero di decessi, queste strutture “sono leggermente sotto la media“.

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