Parte la protesta: parrucchieri alzano la saracinesca e si incatenano al negozio

Due parrucchieri di Padova, titolari di un salone, hanno attivato una protesta: a loro avviso non possono attendere il mese di giugno per ripartire.

Fase 2 Parrucchiere
(Foto di Justin Ridgers-Pixabay)

Un grido di protesta di leva da Padova all’alba delle nuove misure contemplate dal Governo per l’attuazione della cosiddetta Fase 2. L’appello viene lanciato da due parrucchieri, titolari di un salone sito nel cuore della città. Per loro è impensabile che l’attività dovrà ripartire a giugno, i pregiudizi che subiranno saranno di portata biblica. Urgono interventi.

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Fase 2, la protesta dei parrucchieri: “Speravamo in una ripartenza a maggio, attendere fino a giugno è insostenibile”

fase 2
(Pixabay)

Si chiamano Agostino Da Villi e Stefano Torresin, i proprietari del salone La Dolce Vita, il cui gesto sta facendo il giro del web. Stando a quanto riporta la redazione di Tgcom24 i due si sarebbero detti pronti a riaprire poiché in grado di garantire tutte le misure di sicurezza per impedire i contagi.

Speravamo in una ripartenza a maggio, per la quale siamo già attrezzati, attendere fino a giugno è insostenibile“, questo avrebbero dichiarato, riporta la redazione di Tgcom24, i due parrucchieri di Padova. Titolari di un salone sito nel cuore del centro veneto, si sono letteralmente incatenati all’esterno del loro negozio in segno di protesta. Si sarebbero, infatti, legati al corpo ed ai polsi quelle catene impiegate per delimitare, di norma, le file.

Le misure elaborate dal Governo, a loro avviso, che li vedrebbe nuovamente operativi da giugno potrebbero avere degli effetti irreversibili sulla loro attività. Ed inoltre, aggiungono, non comprendono come un’attività come la loro possa essere ritenuta meno sicura di un mezzo pubblico dove di certo le misure anti-contagio che verranno attuate, mai potranno raggiungere la soglia di sicurezza che loro, invece, sono in facoltà di garantire.

Stando a quanto riferisce uno dei due proprietari, riporta Tgcom24, il salone infatti sarebbe già dotato di divisori in plexiglass, gel igienizzanti e di tutti i dispositivi di sicurezza del caso. Anche i dipendenti usufruirebbero di tutte le garanzie sanitarie, con guanti monouso, camici, visiere e mascherine.

Stefano Torresin avrebbe infine aggiunto: “Ogni mese abbiamo una spesa fissa di 20mila euro – riporta Tgcom24 – siamo due soci e abbiamo tre dipendenti, con le banche non c’è dialogo e non possiamo certo permetterci di fare altri debiti“. A ciò si aggiunge che le sovvenzioni statali tanto promesse ed anelate non sono ancora arrivate. Ciò renderebbe insostenibile continuare a portare avanti l’attività.

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Si dicono disponibili a qualsiasi misura, ma non accettano un’ulteriore chiusura.

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