“Tassa sui conti correnti possibile” | il rimedio anti Troika

La possibilità di assistere ad una eventuale tassa sui conti correnti come accadde con il Governo Amato nel 1992 sarebbe una mossa anti-Troika.

tassa sui conti correnti
Ipotesi tassa sui conti correnti FOTO Getty Images

Nei giorni scorsi il premier Giuseppe Conte ha presentato il Decreto Rilancio Italia. Si tratta di una imponente manovra da 55 miliardi di euro, con tutti questi soldi – o buona parte – che dovranno essere reperiti sul mercato. Inoltre c’è il Mes, tanto criticato dallo stesso Conte perché ritenuto un sistema non moderno e non adeguato a fronteggiare la crisi in corso. Ma che può garantire 36 miliardi di euro.

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Il Governo ha saggiamente mostrato una riapertura sul suo utilizzo, qualora le condizioni contestate dall’Italia dovessero conoscere un tanto auspicato riammodernamento. Poi ci sono anche i fondi di SURE e di Banca Europea degli Investimenti, che eroga prestiti alle banche dei vari Paesi per il sostegno delle imprese. Tra l’altro le difficoltà sono comuni a tutti e quindi ci si aspetta che venga fatto fronte comune. L’Italia però è intenzionata a ricorrere il meno possibile ai fondi della UE in quanto quest’ultimi sono dei prestiti veri e propri. Cosa che aggraverebbe il deficit e renderebbe il Governo, e quelli futuri, a dover rispondere alla UE ed alla Commissione Europea sulle modalità di restituzione di tali fondi.

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Tassa sui conti correnti, servirebbe ad evitare la Troika

Insomma, ci sarebbe stata una ridotta indipendenza sia di natura economica che anche politica e l’Italia non vuole certo vivere quello che ha passato la Grecia, che ha subito degli interventi poco piacevoli dalla cosiddetta Troika, composta da Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea. Uno studio di Nomisma fa sapere che emettere titoli di Stato e raccogliere risorse da investitori privati del nostro Paese potrebbe rappresentare una possibile via di uscita. Con una differenza importante nel costo dei titoli: un BTP decennale richiederebbe all’Italia un tasso annuo dell’1,8% contro un o,1% all’anno di interessi per fondi europei del Mes. La quarantena poi ha permesso alle famiglie italiane un risparmio di 20 miliardi di euro in media in soli due mesi, con ben 1200 mld stipati poi sui conti correnti bancari.

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Si punta al Recovery Fund Europeo

Il Governo pensa ad a fare ricorso al Recovery Fund europeo, che consentirebbe a tutti gli stati membri della UE di mutualizzare il loro debito, senza gravare in maniera decisiva sul deficit pubblico. Ed intanto si confiderà anche sulla ripresa dell’economia interna, ad esempio con il fatto che il settore del turismo verrà agevolato con appositi provvedimenti per far si che gli italiani vadano in vacanza. Ma potrebbe essere attuato anche un provvedimento simile a quello intrapreso nel 1992 dall’allora premier Giuliano Amato, che emise una tassa di prelievo dello 0,6% sui conti correnti degli italiani. Un qualcosa che potrebbe fare anche il Governo in via eccezionale a titolo di contributo di solidarietà, per far si che tutti quanti possano contribuire a rilanciare l’Italia.

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Ma le più potenti d’Europa potrebbero mettersi di traverso

Sarebbe una tassa a tutti gli effetti, ma la cui presenza risulterebbe motivata dal bene del Paese già nel breve-medio periodo. E che servirebbe per impedire un possibile ostruzionismo da parte della Germania e degli altri membri forti della UE che non vedono di buon occhio la mutualizzazione del debito dei Paesi europei. Lì ognuno pare pensare per sé. Si tratterebbe comunque di un provvedimento soltanto provvisorio, al quale però potrebbero farne seguito altri.

Ad ogni modo, il Governo intende gravare il minimo possibile sui cittadini, come dimostrano le imponenti misure messe in atto già a partire dallo scorso mese di marzo.

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