Riaperture fra regioni: alcuni presidenti sono per il no

Il Lazio si aggiunge all’elenco delle regioni che intendono richiedere gli esami per chi arriva dalla Lombardia.

lockdown

I numeri legati alla pandemia da Covid-19 sono ogni giorno sempre più incoraggiati in tutta Italia fatta eccezione per la Lombardia che da sola raggiunge il 60% dei contagiati totali con i dati dei deceduti abbondantemente in doppia cifra. Per questo motivo il presidente della Toscana Enrico Rossi richiede un rinvio di almeno una settimana della libera circolazione fra regioni “per aspettare che anche la Lombardia riduca il suo numero di contagi.

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Le reazioni delle ‘regioni del no’

Zaia gente spritz mascherina governatore
Luca Zaia (Getty Images)

Per il ministro Roberto Speranzaun rischio c’è e non si può fare l’errore di non riconoscerlo” aggiungendo che: “il rischio zero adesso non esiste, ci arriveremo solo quando sarò trovato un vaccino, fino a quel momento si tratta di assumere rischi ponderati e di tentare di gestire una fase diversa“. Per il governatore del Veneto Luca Zaiaci sarà bisogno di un Dpcm che interrompa il blocco” anche se questa ipotesi è stata sempre esclusa dalle fonti di governo. Per questo motivo le ‘regioni del no’ preparano iniziative per scongiurare il rischio di nuovi focolai. “La nostra preoccupazione più grande riguarda le stazioni e gli aeroporti come Termini, Fiumicino e Ciampino” ha affermato Alessio D’Amato, assessore alla Sanità del Lazio chiedendo di “riaprire tenendo conto dei numeri“. Nella regione guidata da Zingaretti si valuta l’ipotesi di introdurre un’autocertificazione per chi proviene dalla Lombardia e da altri territori ad alto contagio, di rafforzare i test e il tracciamento dei contatti dei positivi.

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Covid-19 Italia De Luca
foto dal web

In Campania il presidente Vincenzo De Luca ha già annunciato “una maggiore attenzione ai controlli e ai test rapidi“. Nello Musumeci, in Sicilia ha richiesto che i turisti vengano tracciati. Le ipotesi al vaglio sono di arrivare a delle ordinanze regionali che impongano l’isolamento domiciliare, anche se fonti vicine al ministro Boccia riferiscono che finora non se n’è parlato esplicitamente.

 

 

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