Mario Biondo, parla mamma Santina: “Per alcuni giudici i nostri figli sono solamente un fascicolo con un numero di protocollo” 

Intervista alla signora Santina, madre di Mario Biondo. Mario, era un ragazzo palermitano, un cameraman che  è stato trovato morto nella sua casa a Madrid in circostanze misteriose. Per gli inquirenti si è trattato di suicidio. 

Mario Biondo e la madre Santina
Mario Biondo e la madre Santina

La famiglia di Mario Biondo non ha mai creduto al suicidio.  Non crede a queste affermazioni basandosi su evidenti incongruenze, menzogne ed omissioni. La famiglia Biondo lotta da 7 anni in cerca di giustizia.

Abbiamo voluto sentire la Sig.ra Santina D’Alessandro, mamma di Mario, per fare il punto della situazione.

 

Nei giorni  scorsi la procura ha chiesto l’archiviazione del caso Mario Biondo. Qual è stata la vostra reazione a riguardo?

 

Dopo l’esito della terza autopsia, eseguita il 5 novembre 2018 (i risultati ci sono stati dati 11 mesi dopo), immaginavamo che la procura si sarebbe mossa in tal senso. Ci siamo adoperati però con le relazioni, redatte grazie all’ausilio di nostri periti, in modo che gli avvocati che ci seguono abbiano potuto ribattere alla richiesta di archiviazione.

 

Il caso ha avuto un forte impatto mediatico. Se ne sono occupate le trasmissioni Le Iene e Chi l’ha visto? Quanto pensa possa aver influito questa circostanza sulle indagini? Sono state di aiuto?

 

Sicuramente si. Loro hanno fatto un lavoro in più rispetto a quello che la procura stessa ha potuto svolgere. La televisione ci ha anche aiutato ad informare maggiormente la popolazione. La gente ha avuto contezza dei fatti. Non siamo una famiglia di sconsiderati che non riescono ad accettare il suicidio di un familiare. Intorno a questa vicenda però ci sono delle bugie, delle falsità. E’ giusto che la gente sappia. Tutto ciò ci porta a dubitare e dire: ma dove sta il suicidio?

 

Guardando le immagini del ritrovamento di suo figlio sono evidenti delle incongruenze. Voi avete assunto un investigatore privato che vi aveva promesso la verità. All’improvviso si è tirato indietro. Cos’è successo?

 Il primo avvocato che avevamo assunto a Madrid ci ha introdotto a questa persona che ci aveva detto che sarebbe stato a nostra disposizione. Anche lui sosteneva che era palese che si fosse trattato di un omicidio. Ha effettuato controlli sul lavoro svolto dalla polizia, dal medico legale, su Raquel , su tutte le persone intorno a Mario. A Navasquillo abbiamo dato un acconto, sapevamo la cifra sin dall’inizio. Ci ha chiesto 6000 per fare questo lavoro.

La sua conclusione è stata che si sia trattato di suicidio. Se ti assumo e ti pago, lo faccio affinché tu possa portare acqua al mio mulino. Non puoi presentare una parcella così grande a noi, che di certo non siamo ricchi, senza prima avvertire di come stessero proseguendo le indagini. Ha incassato 4500 euro perché per noi il suo lavoro e la conclusione a cui è giunto sono stati inutili.

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Mario era sposato con Rachel Sanchez Silva, una showgirl divenuta molto famosa in Spagna dopo la morte del marito. Voi avete sempre avuto dei sospetti su di lei. Quando ha capito che nascondeva qualcosa?

Mario Biondo
Mario Biondo (foto dal web)

Nei giorni in cui siamo arrivati a Madrid il suo atteggiamento ci ha fatto pensare che nascondesse qualcosa. Però in realtà, in quel momento, eravamo troppo sopraffatti dal dolore per avere la razionalità per capire immediatamente. Poi nel tempo i sospetti sono aumentati. Una moglie non può infangare la memoria del marito, una moglie deve lottare per sapere la verità. Tu non puoi denunciare i genitori, non puoi opporti all’apertura di un caso in Spagna, non puoi dire falsità sostenendo che mio figlio era un cocainomane, dedito all’alcool, che facesse giochi erotici particolari. A quel punto ho pensato che stesse facendo di tutto per parare la sua immagine screditando quella di mio figlio, ha qualcosa da nascondere.

 

Lei è una donna molto forte. Ha il sostegno e l’ammirazione di tutti gli italiani. Sono 7 anni che lotta. Dopo tutte le difficoltà e sapendo come spesso va l’iter della giustizia, pensa che riuscirà mai ad ottenere la verità?

 

Io la verità la conosco, il problema è dimostrarla. Ho un’idea di come siano andati i fatti. Che io sia sfiduciata nei confronti della giustizia, è vero. Troppi casi, oltre quello di mio figlio, ci scoraggiano.  Credo poco all’idea che ormai i suoi assassini possano andare in carcere. Quello che a me interessa è che in maniera ufficiale venga dichiarato che si è trattato di un omicidio. Le persone lo sanno com’è andata, abbiamo l’appoggio di tutti. Le foto del ritrovamento parlano da sole. Vorrei sperare nella giustizia. Ma ancora di più ho tanta fede in Dio e Lui prima o poi riuscirà a darmela, in un modo o nell’altro. In questa terra però, non nell’aldilà.

 

Diverse volte ha parlato delle incongruenze legate alla sera in cui è avvenuta la morte di Mario. Cosa pensa possa essere successo?

 

Sono convinta che i due coniugi abbiano litigato quella notte. Credo che lei sia andata da ad una festa e che lui si sia arrabbiato. Ci sono diverse chiamate fatte da Mario a Raquel, secondo i tabulati. Partono alle 21.30, sono 7 telefonate. Lei ha risposto solo all’ultima, all’una meno dieci. Lui si sarà sicuramente alterato, magari si è sentito preso in giro. Abbiamo chiesto fin dall’inizio di avere le mappature delle celle telefoniche. Ci hanno dato solo i tabulati. Abbiamo chiesto di avere i messaggi Whatsapp che si sono mandati, avranno conversato prima che lei tornasse a casa. E’ uno strumento molto usato. Io sono convinta che lì ci sia la verità. La vedova non ci ha mai consegnato il cellulare di Mario. E nemmeno gli inquirenti hanno chiesto di averlo.

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Mario Biondo
Mario Biondo (foto dal web)

 

Quali saranno le prossime mosse che farete, signora Santina?

 

Aspettiamo la data del 21 luglio in cui possiamo presentare memorie e/o relazioni. Ci sono altri periti a lavoro nel frattempo. Speriamo bene ma in ogni caso non ci fermiamo. Ci seguono degli avvocati che, come noi, sono convinti che si tratti di un omicidio. Sono pronti a lottare, sono molto accaniti e ci sostengono.

 

Il caso di Mario non ha avuto ancora giustizia. Nemmeno quello di Marco Vannini. Lei sostiene la madre, la signora Marina. Ultimamente ha anche postato sui social notizie riguardanti Martina Rossi, altro caso assurdo. Si è fatta un’idea sul perché in Italia non si riesca mai ad arrivare alla verità e queste storie diventino principalmente fatti mediatici?

 

Ci sono dei poteri forti che governano il nostro paese, il mondo intero. Quello che mi fa rabbia, da cittadina italiana, è che mi vergogno della nostra giustizia. Posso capire che mio figlio non abbia avuto giustizia in Spagna, non era il suo paese. Ma tu, Italia, che non proteggi un tuo cittadino… come si fa? Per Mario, per Martina, per Marco Vannini. Forse perché per alcuni giudici i nostri figli sono solamente un fascicolo sul loro tavolo con un numero di protocollo. Non sono i loro figli, non è il loro sangue che urla giustizia e verità. Sono casi come tanti altri. Un giudice, prima di essere tale, dovrebbe immedesimarsi nella famiglia e capire quello che sta vivendo un genitore che ha perso in modo così drammatico il proprio figlio. Io non potrò più rivedere Mario, ma lotteremo con le unghie e con i denti per avere giustizia. Siamo pronti a denunciare chiunque. Non ci arrendiamo. Sono passati 7 anni ma ho la stessa grinta del primo giorno. Devo uscire da questo tunnel e siamo disposti a tutto.

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Si è mai rivolta alle massime istituzioni italiane?

 

I nostri legali si sono rivolti alla Farnesina ma anch’essa è bloccata, evidentemente. La Spagna non fornisce molta documentazione. Non abbiamo tutte le foto dell’autopsia che è stata effettuata. Abbiamo 9 immagini, all’inizio solo in bianco e nero, poi sono arrivate a colori. Non sono file originali. Non abbiamo la relazione della polizia scientifica, né la relazione autoptica eseguita in Spagna. Ci hanno chiuso i ponti, ci hanno dato il minimo indispensabile. E’ come se l’Italia non riuscisse a farsi valere.  Sembra quasi che non valiamo nulla. Come per il caso Regeni. E’ ovvio che ti venga da pensare: se non avete niente da nascondere, perché queste resistenze? Non esiste un’autopsia che abbia solo 9 foto. Noi siamo convinti che siano ritoccate ma non possiamo fare un raffronto non avendo i documenti originali.

La Video intervista alla Signora Santina D’Alessandro Biondo 

 

Vuole dire qualcosa in aggiunta?

 

Spero che Dio illumini il GIP che dovrà decidere sul da farsi, che possa avere un senso grande  di giustizia . Non è facile lottare contro certi poteri. Si dice che non faccia rumore una noce dentro un sacco. Ma io farò di tutto per fare rumore, non mi fermo qua. Con i social abbiamo la possibilità di parlare, di raccontare e di pubblicare tutto quello che fino ad ora non abbiamo portato alla luce. Oltre a quello che è già trapelato c’è tanta altra roba che abbiamo deciso di non rendere pubblica per evitare. Da quel punto in poi, se mi mettono con le spalle al muro, io pubblicherò tutto. Mi può denunciare la Sanchez, mi può denunciare la procura, mi può denunciare la Spagna intera, non me ne frega niente.

 

A cura di Michele D’Agostino, Daniela Germanà e Marco Spartà

 

©Riproduzione Riservata

 

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