Strage di Erba, storia di un massacro: la ricostruzione del caso e le condanne

Nel dicembre 2006 si consuma la strage di Erba, un massacro tra i più efferati della storia della cronaca italiana che sconvolge il Paese intero.

Rosa Bazzi e Olindo Romano
Rosa Bazzi e Olindo Romano (foto dal web)

Una vita apparentemente normale, abitudinaria, vissuta tra casa e lavoro quella di due coniugi di provincia che nel gennaio 2007 vengono ammanettati ed accusati di una terrificante carneficina. I due insospettabili sono Rosa Bazzi e Olindo Romano, accusati e successivamente condannati all’ergastolo per quella che sin da subito venne rinominata come la strage di Erba. Quattro le vittime del massacro, tra cui un bambino di soli due anni, accoltellate e prese a sprangate.

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La strage di Erba: la ricostruzione del massacro

Rosa Bazzi e Olindo Romano
Rosa Bazzi e Olindo Romano durante il processo (foto dal web)

Nel dicembre del 2006 ad Erba, un piccolo comune in provincia di Como, si consuma uno dei massacri più efferati della storia italiana. Intorno alle 20 dell’11 dicembre decine di sirene e lampeggianti rompono la quiete di un paesino che si prepara alle festività natalizie. Ambulanze e mezzi dei Vigili del fuoco si fermano in via Diaz al civico 25, dove un appartamento è avvolto dalle fiamme. A chiamare i soccorsi due vicini di casa, uno dei quali Vigile del Fuoco volontario. I due alla vista del fumo non esitano e cercano di raggiungere l’appartamento. Intanto i soccorsi arrivano sul posto ed ai pompieri che, per domare il rogo, fanno irruzione all’interno della casa si presenta davanti una scena raccapricciante. A terra ci sono quattro cadaveri, sangue ovunque ed un uomo ancora vivo sull’uscio della porta. Una scena che sconvolge i soccorritori.

L’uomo a terra ancora in vita è Mario Frigerio inquilino del piano superiore, mentre le vittime sono Raffaella Castagna (30 anni), il figlio Youssef Marzouk (2 anni), la madre Paola Galli (60 anni) e la vicina di casa Valeria Cherubini (55 anni) moglie di Frigerio. Quest’ultimo, portato immediatamente in ospedale, vi rimane per diverso tempo. Riesce a scampare al massacro per via di una malformazione alla carotide che gli ha permesso di non dissanguarsi.

I carabinieri, già nei primi frangenti, avviano immediatamente le indagini per rintracciare i colpevoli ed il movente di quell’orribile massacro che la stampa ribattezza subito come La strage di Erba. Dai primi rilievi, effettuati anche dai Ris di Parma, emerge che le vittime e Frigerio sono state aggredite brutalmente con sprangate e colpi d’arma da taglio. Una sorte toccata anche al piccolo Youssef che era stato sgozzato.

Al vaglio degli inquirenti sin da subito è la posizione del marito di Raffaella Castagna, Azouz Marzouk, un ragazzo di 26 anni tunisino già noto alle forze dell’ordine per reati di droga. Il 26enne che da poco era uscito dal carcere grazie all’indulto entra nel mirino degli inquirenti, per poi uscirne poco dopo. Marzouk, difatti, come accertato dagli investigatori, al momento della strage si trovava in Tunisia per una visita ai genitori. Le attenzioni si spostano su due vicini di casa che secondo gli inquirenti avevano avuto un comportamento anomalo dopo i fatti: Olindo Romano e Rosa Bazzi. I due coniugi in passato avevano avuto degli screzi con la Castagna, una lite consumatasi durante il Capodanno 2005 sfociata poi in una causa civile che si sarebbe dovuta tenere due giorni dopo il massacro. In quell’occasione pare che Olindo e Rosa avessero aggredito la vicina che poi aveva sporto denuncia.

L’attenzione mediatica si riversa su quel paesino di provincia divenuto il teatro di una mattanza. Giornalisti e troupe televisive affollano Erba per cercare di ricostruire e fornire agli spettatori e lettori quanti più dettagli possibile. A sconvolgere maggiormente l’opinione pubblica sono appunto Olindo e Rosa, due persone apparentemente normali che si erano insospettabilmente macchiati di quella strage che ormai riempie rotocalchi e telegiornali.

Le indagini proseguono ed a quasi un mese dall’accaduto, il 9 gennaio 2007, i carabinieri arrestano i due coniugi che intanto si erano difesi affermando di essere andati a cena al McDonald’s di Como quella sera, mostrando agli inquirenti anche uno scontrino del fast food. A pesare sui Romano è una traccia di Dna di Valeria Cherubini individuata dai Ris sul battitacco dell’auto di Olindo e la testimonianza di Frigerio che, risvegliatosi in ospedale, indicò come loro come colpevoli. Dopo aver affermato la propria innocenza, a poche ore di distanza dall’arresto, i due coniugi confessano addossandosi rispettivamente la colpa e scagionando l’altro. Rosa afferma ai pm di aver agito per vendicarsi di un presunto stupro subito da parte di Azouz. Versione poi ritrattata durante l’udienza preliminare davanti al Gup, durante la quale Rosa e Olindo si proclamano innocenti. Per i due coniugi arriva il rinvio a giudizio.

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La strage di Erba: i processi e le condanne di Rosa e Olindo

Il 29 gennaio 2008 davanti alla Corte d’Assise di Como si apre il processo, durante il quale i Romano continuano a proclamarsi estranei ai fatti. I due, inoltre, accusano i carabinieri di averli spinti a confessare, contrariamente a quanto affermato da Frigerio che continua ad indicarli come i colpevoli. Il primo grado di giudizio si chiude il 26 novembre 2008 con la condanna per i due imputati all’ergastolo con l’isolamento diurno per tre anni (massima misura prevista dalla legge). I giudici, inoltre, dispongono dei risarcimenti per la famiglia Frigerio, per Marzouk e per i suoi genitori.

Il processo, ripreso dalle telecamere della trasmissione di Rai 3 Un giorno in pretura che manderà le immagini dopo la sentenza, desta scalpore non solo per i fatti, ma per l’atteggiamento dei due imputati. All’interno della gabbia dell’aula i coniugi ridacchiano e si scambiano effusioni anche mentre vengono mostrate le immagini del cadavere del piccolo Youssef.

In appello, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano il 20 aprile 2010 confermano la sentenza di primo grado. Stessa decisione per la Corte di Cassazione che rende definitiva la condanna il 3 maggio 2011. Attualmente Rosa Bazzi sta scontando la sua pena nel carcere di Bollate, mentre il marito Olindo in quello di Opera.

I due, autorizzati ad incontrarsi una volta al mese, recentemente hanno rilasciato delle interviste alla trasmissione Mediaset Le Iene. Durante queste interviste Olindo e Rosa hanno confermato di essere innocenti chiedendo la riapertura del processo. Richiesta presentata successivamente sia da Azouz Marzouk che dai legali dei coniugi Romano e respinta dalla Corte dei Diritti dell’Uomo.

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Tribunale martina rossi
(Getty Images)

Nel 2014 il super testimone Mario Frigerio è scomparso all’età di 73 anni. A maggio del 2018 è deceduto Carlo Castagna, marito, padre e nonno delle vittime.

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