Pavia, la lettera dei dottori del San Matteo: parole di indignazione

Dopo essere stati osannati come eroi in piena emergenza, ora il personale sanitario si trova a dover affrontare esposti e denunce, circostanza di cui hanno parlato i dottori del Pronto Soccorso di Pavia attraverso una lettera.

Bollettino Protezione Civile
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In piena emergenza Covid l’intero Paese ha osannato gli operatori sanitari. Uomini e donne che a causa del drammatico frangente hanno sostenuto turni estenuanti, sono stati lontani dai propri affetti per scongiurare ogni rischio. Spesso, purtroppo, si sono trovati senza gli idonei dispositivi, rischiando la propria vita. C’è chi è deceduto a causa del virus, chi ha pianto lacrime amare, chi ancora deve guarire.

Quando il lockdown aveva chiuso tutti in casa, le manifestazioni di stima giungevano ai medici tramite i social. Le condivisioni di racconti delle loro esperienze, di foto che mostravano volti stanchi e provati, avevano toccato il cuore dell’intero pianeta. Sembrava che tutti, l’intero genere umano fosse riuscito a fare fronte comune su qualcosa, aveva stretto in un abbraccio virtuale quella categoria di veri eroi che ogni giorno cercavano di garantire la salute di ognuno. Oggi, però, si sta tornando alla normalità e con essa anche a quelle che sono le rivalse, le recriminazioni anche nei confronti di chi fino a pochi giorni fa sembrava un mito.

A denunciare quanto sta accadendo i medici del pronto soccorso di Pavia.

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Pavia, 19 dottori firmano una lettera: “Prima considerati eroi, adesso destinatari di denunce”

Coronavirus
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Dal Pronto Soccorso di Pavia, 19 dottori hanno firmato una lettera in cui rendono noto che dopo il periodo emergenziale in cui sono stati trattati e considerati da eroi, ora sono la categoria è divenuta un bersaglio. Denunce, esposti, segnalazioni, stanno colpendo chi fino a ieri ha rischiato la vita.

Le loro sono parole di rabbia, di indignazione quelle dei medici del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Matteo di Pavia: “Abbiamo sperimentato paura, tristezza, desolazione, impotenza. Ci hanno chiamati eroi, ma oggi invece siamo destinatari denunce. Se quello che abbiamo vissuto ci è sembrato un incubo quanto sta accadendo ora lo è in misura maggiore“.

Ma di questo ribaltamento di posizioni, ha spiegato il direttore del reparto Stefano Perlini, stando a quanto riporta Il Corriere della Sera, lo si avverte già in televisione. Il medico afferma che al momento l’unico cruccio delle persone sarebbe quello di individuare potenziali responsabili dell’immenso dolore patito. Perlini ha aggiunto che tali circostanze non stanno toccando personalmente il suo gruppo, ma in ogni caso c’è solidarietà per la categoria. Soprattutto quando il pensiero va al ricordo della grande catena di affetto a cui si è assistito in questi mesi.

Il San Matteo è stato uno dei nosocomi che ha registrato maggior numero di accessi, anche perché accoglieva gli esuberi del lodigiano e del cremonese. Proprio in merito alla mole di lavoro sopportato, il dottor Perlini ha affermato: “Quando tutti erano terrorizzati dal virus che avanzava inesorabile, noi medici di Pronto soccorso abbiamo indossato doppie vesti. Quella di esseri umani, intimoriti come gli altri, e quella di professionisti a cui è stato richiesto di essere presenti”.

Quanto all’appellativo di eroi, la categoria dei medici ha sempre ribadito di non essersi sentita tale. E la spiegazione, fornita dagli operatori del San Matteo è toccante. Gli eroi di solito hanno i superpoteri, loro invece no, anzi. A colpirli immense paure e fragilità.

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Erano vicino agli ammalati, erano destinatari di messaggi di solidarietà. Il radicale cambio di atteggiamento li ha, quindi, sconvolti.

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