“Ci risiamo, nuovi ricoverati per Covid”, lo sfogo di un infermiere su Facebook

Infermiere cremonese si sfoga su Fb: “Abbiamo ricominciato a ricoverare pazienti Covid”. Alini ha poi lanciato una lunga invettiva contro chi sminuisce la situazione epidemica in Italia

Luca Alini (Web)
Infermiere cremonese si sfoga su Fb

Duro sfogo su Facebook di un infermiere di Cremona. L’uomo si chiama Luca Alini e dopo la fine del suo turno in ospedale ha postato sulla sua pagina Facebook una fotografia che lo ritrae ancora con mascherina e tuta azzurra. Alini, uno dei tantissimi infermieri che per settimane è stato in prima linea a Cremona, uno dei fronti più caldi dell’emergenza Covid ha scritto un post che è diventato virale in cui esprime tutto il suo disappunto ed il suo rammarico verso i comportamenti menefreghisti di tanti cittadini che hanno smesso di indossare la mascherina ed hanno abbassato la guardia nei confronti del virus, che è tutt’altro che superato.

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A commento della foto scrive: “In reparto abbiamo ricominciato a ricoverare pazienti Covid con gravi insufficienze respiratorie. Per ora la cosa è limitata, non come a febbraio […] quando su 30 pazienti 26 erano ventilati. Ma il coronavirus non si è dimenticato di fare il suo lavoro, e da bravo virus fa quello che deve: infetta nuovi ospiti per sopravvivere. Niente di più e niente di meno”.

Covid, Alini smentisce la situazione epidemica in Italia

Alini ha poi lanciato una lunga invettiva contro chi sminuisce la situazione epidemica in Italia: “Noi esseri umani […] facciamo finta che non esista, qualcuno pensa non sia mai esistito, altri che sia un’invenzione delle cause farmaceutiche o di qualche altra fantomatica lobby segreta. Niente di tutto ciò. Il virus esiste, non è magicamente sparito, e sta mietendo ancora vittime in altre parti del mondo”.

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Coronavirus
Infermiere Covid (Getty Images)

E continua:”Da noi ha già dato, ma non sta scritto da nessuna parte che non possa ricominciare a farsi vivo e, cosa più importante, il virus non lo sa che noi infermieri, medici, oss ed il resto del personale sanitario siamo distrutti da 3 mesi di lavoro intenso, fatto di paura, tensione, preoccupazioni, emozioni intense e continuo contatto con la morte”.

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