Amatrice, cosa è accaduto ai terremotati a causa dell’epidemia

I cittadini di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e di tutti i comuni colpiti dal forte sisma il 24 agosto del 2016, hanno rappresentato che l’epidemia gli avrebbe inferto il colpo di grazia.

Amatrice
Amatrice dopo il terremoto del 2016 (Getty Images)

Fu una tragedia quella che colpì nel cuore i centri di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e limitrofi nella notte del 24 agosto del 2016. Un terremoto di magnitudo 6.0 sconvolse per sempre le vite dei cittadini di questi piccoli comuni tra le province di Rieti ed Ascoli Piceno. A seguito del sisma, persero la vita quasi trecento persone ed i feriti furono circa quattrocento.

I danni furono ingenti, quasi tutte le strutture vennero dichiarate inagibile e ad oggi la Pubblica Amministrazione, pare, non sia riuscita a fornire una risposta ai cittadini che chiedono a gran voce di poter tornare nelle proprie case e riprendere in mano le proprie vite.

Ad un quadro già compresso, nonostante siano ormai trascorsi 4 anni, si è aggiunta anche la piaga dell’epidemia da Covid-19 diffusasi nel nostro Paese che, a dire degli abitanti del luogo, avrebbe inferto il colpo di grazia.

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Terremotati di Amatrice: Covid-19 il colpo di grazia dopo il sisma dell’agosto 2016

Accumoli
Accumoli dopo il sisma (Getty Images)

Si sono sentiti abbandonati e, con il lockdown e l’epidemia da Covid-19, ancora più nel baratro. Questo in sintesi il disagio espresso dai terremotati del centro Italia colpiti dal sisma nel 2016.

Nel corso del periodo emergenziale, riferisce il Vice sindaco di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) Michele Franchi stando a quanto riporta Leggo, i cittadini sono stati in silenzio, per rispetto di tutti coloro che hanno mostrato nei loro confronti la propria solidarietà. Ora però, ha proseguito, è tempo che lo Stato agisca per scongiurare uno spopolamento.

Ad oggi molti vivono ancora nelle abitazioni provvisorie, costruite per tamponare l’emergenza, altri invece hanno abbandonato il comune. Esempio di svuotamento dei centri lo fornisce il sindaco di Accumoli (Rieti), Franca D’Angeli, la quale ha dichiarato che una bella scuola è stata ricostruita, ma purtroppo non viene sfruttata perché non ci sono alunni.

Nonostante lo scorso dicembre sia stato approvato il Decreto Sisma le diatribe sono ancora accese. In particolare, sussiste un punto critico riguardante un emendamento proposto dal Centro destra che parlava di eliminare la conformità urbanistica e lasciare vigente solo il principio di consistenza edilizia. Una svolta, così l’ha definita l’opposizione, per permettere la ricostruzione.

La maggioranza tuttavia ha deciso di bocciarlo, ed ora Giovanni Legnini, riferisce la redazione di Leggo, sarebbe a lavoro per cercare di giungere all’obbiettivo finale: ripartire con rapidità. Eliminare, dunque, le lungaggini burocratiche che ad oggi non consentono alle famiglie di rientrare in possesso delle proprie abitazioni.

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La testimonianza di Elvira: “Lo Stato ci ha abbandonati a noi stessi”

Elvira, riporta la redazione di Leggo, è una donna di 55 anni che ha voluto raccontare cosa le è accaduto quella maledetta notte del 24 agosto del 2016. Racconta di una casa che collasso su sé stessa, cadendo sulla sua. Da quel giorno, Elvira spiega che sarebbe iniziato il suo inferno. Dalla tenda al camper, per poi raggiungere la gioia quando le consegnarono un container. Lei, felice, quando invece prima del sisma viveva in un’abitazione conquistata con il sudore della fronte. Elvira lavorava all’interno di un ospedale, ora questo non c’è più, spazzato dal sisma e mai stato ricostruito dopo il crollo.

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Amatrice
Le macerie a seguito del terremoto del 2016 ad Amatrice (Rieti) (Getty Images)

A rendere ancor più drammatico il suo racconto è la rassegnazione che vive in lei ed esternata attraverso le sue parole: “Ho 55 anni, tra 15 anni ne avrò 70. A quell’età non ce la farò mai ne fisicamente né economicamente – riporta Leggo per avere una casa. Lo Stato ci ha abbandonati a noi stessi“. Parole che fanno intuire la disperazione non solo della donna, ma di tutti i cittadini ritrovatisi ad affrontare un’emergenza improvvisa e drammatica.

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