Camici Fontana | la Guardia di Finanza trova i 25mila pezzi incriminati

Situazione camici Fontana, quanto successo mette in imbarazzo la Regione Lombardia. Le Fiamme Gialle trovano e sequestrano tutti i camici e l’inchiesta prosegue.

Sta facendo discutere e non poco la vicenda dei camici che Attilio Fontana, governatore della Regione Lombardia, avrebbe acquistato dalla Dama S.p.a. per poi mascherare l’evidente conflitto di interessi come una donazione. La società che li ha forniti appartiene ad Andrea Dini, cognato dello stesso Fontana ed il 10% delle quote appartiene alla moglie del suddetto governatore.

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Lui si difende da ogni accusa di speculazione in merito, trovando una ulteriore difesa anche nel suo partito, la Lega. Intanto però le indagini su questa vicenda sono in corso da diversi giorni, con la Procura di Milano e la Guardia di Finanza informate dalla banca che aveva bloccato un tentato bonifico di Fontana a Dama S.p.a. perché ritenuto sospetto. E le Fiamme Gialle hanno anche trovato 25mila camici che costano a Fontana e Dini l’accusa di frode in pubblica fornitura. Tutti i singoli capi di abbigliamento sanitario sono stipati in un magazzino dell’autorità giudiziaria e fungono da corpo del reato.

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Camici Fontana, sotto sequestro tutti i 25mila pezzi

 

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Non voglio tediarvi con dati tecnici afferenti il bilancio regionale, quell’analisi la lasciamo ai tecnici. Sappiate solo che oggi è stato approvato l’assestamento di bilancio con larga maggioranza, che sono stati destinati 3,5 miliardi di euro per la ripresa e gli investimenti e, elemento che mi riempie di soddisfazione, chiudiamo il bilancio 2019 in attivo. Era dal 2008 che la Regione non chiudeva il bilancio in attivo. Ditemi Voi se non è la prova del buon lavoro svolto da questa maggioranza. Se da una parte si attacca la Regione Lombardia con il sospetto e le macchinazioni, dall’altra si risponde con i fatti e la solidità del saper fare. Questa è la Lombardia!

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Oltre ai camici, le Fiamme Gialle hanno posto i sigilli anche a svariata documentazione contabile e diversi comunicazioni con implicato il Dini, la Regione Lombardia ed Aria S.p.a, una società che avrebbe agito per conto della stessa Regione. Dini avrebbe provato a vendere quei camici non riuscendoci.

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E proprio dall’ufficio legale di Aria S.p.a. sarebbe partito un parere negativo sull’acquisizione di camici, anche sotto forma di donazione. L’inchiesta va avanti.

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