Riscaldamento globale, l’effetto negativo delle radici degli alberi

Le radici delle piante contribuirebbero in modo determinante a peggiorare gli effetti del riscaldamento globale andando ad agevolare la decomposizione degli organismi al di sotto del permafrost.

Radici
(Pexels – Pixabay)

Le radici degli alberi apporterebbero il loro negativo contributo a quello che è il fenomeno del risaldamento globale. Incredibile a credersi, ma questa parte dei vegetali alimenterebbe, accelerando i processi di decomposizione al di sotto dello stato di permafrost. Una volta scioltosi nell’aria vengono sprigionati gas nocivi, come ad esempio il metano e la CO2.

Questo quanto scoperto da un recente studio condotto dall’Università di Stoccolma il quale ha consegnato un dato agghiacciante. Il fenomeno del priming effect produrrà tanta anidride carbonica quanto era il limite per scongiurare l’innalzamento della temperatura globale.

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Risaldamento globale, a sorpresa le radici contribuiscono al fenomeno

Meteo sole
(Getty Images)

È dall’incalzante scioglimento del permafrost che nell’aria si registrano abbondanti concentrazioni di CO2. L’anidride carbonica, a sua volta, porta l’emissione nell’atmosfera di gas che incentivano il fenomeno del riscaldamento globale.

Secondo un recente studio, riporta la redazione di Focus, pubblicato sulla rivista specializzata Nature e condotto dall’Università di Stoccolma in collaborazione con l’Umea, sono stati resi noti quali saranno gli effetti dalla quasi ormai certa scomparsa del permafrost, in primis quello del priming effect, arrecato dalle radici dei vegetali.

Ma cos’è il priming effect? Ebbene, gli esperti spiegano che lo scioglimento del permafrost permette al calore della superficie di penetrare nel terreno, creando l’habitat perfetto per lo sviluppo della flora. Ma, se prima il suolo era coperto da questo strato di ghiaccio, è verosimile ritenere che proprio lì siano rimasti annidati batteri ed organismi che supportano l’attività di crescita.

Tutto questo processo è assolutamente deleterio se visto in termini di emissioni di CO2. I microrganismi, infatti, posseggono una respirazione ed estraggono dalle piante tutte le sostanze zuccherine che a loro volta agevolano la decomposizione di materiale organico.

Ciò significa, in sostanza, che tutto ciò che pullula sotto il permafrost, radici e microrganismi, producono in forza del processo appena spiegato ingenti quantità di anidride carbonica. Secondo lo studio dell’Università di Stoccolma si parla di 40 miliardi di tonnellate da oggi sino al 2100.

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Ghiacciai
(Getty Images)

Questa proiezione aggrava un quadro che già da prima dello studio era drammatico. In pratica la stima di 40 miliardi di CO2, provenienti dalle sole radici, rappresenta quello che era il limite massimo oltre il quale si sarebbe registrato un aumento di temperatura sul pianeta di 1,5°C.

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