Una petroliera è rimasta incagliata al largo di Mauritius. Il primo ministro dichiara lo stato d’emergenza per “marea nera”. E la Francia invia aiuti.
Sono passate due settimane da quando, il 25 luglio, una petroliera giapponese è rimasta incagliata al largo di Mauritius, iniziando a sversare tonnellate di carburante.
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Il mare agitato non ha concesso di fermare la “marea nera”, che da allora continua a inquinare le acque dell’Oceano Indiano. Per questo il primo ministro di Mauritius, Pravind Jugnauth ha dichiarato lo stato d’emergenza: adesso la chiazza scura si sta avvicinando ad aree definite “molto sensibili”. Si teme per il disastro ambientale.
L’incidente
Tutto è cominciato il 25 luglio: la petroliera Mv Wakashio si era incagliata, senza alcuna conseguenza per l’equipaggio, che è stato subito fatto evacuare. L’arenamento è avvenuto a Pointe d’Esny, tra le zone d’importanza internazionale messa sotto tutela dalla Convenzione di Ramsar, e si trova nei pressi del parco marino di Blue Bay.
La nave cisterna, varata nel 2007, portava ben 200 tonnellate di diesel e 3.800 di proprio carburante.
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L’appello del primo ministro di Mauritius è stato diretto alla Francia, per ricevere un’assistenza urgente. E la risposta di Parigi non si è fatta attendere: sono state subito inviate «squadre e materiale a Reunion» in soccorso dell’ex colonia francese.
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Ad annunciarlo è stato il presidente francese Emmanuel Macron con un tweet: «Quando la biodiversità è in pericolo c’è un urgente bisogno di agire. La Francia c’è. Accanto al popolo mauriziano».
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