Federico Lobuono, candidato sindaco a Roma: “Vogliamo dimostrare che la nostra generazione conta”

Intervista esclusiva a Federico Lobuono, il giovane 20enne candidato alle elezioni comunali di Roma 2021. Ecco cosa ci racconta di questa idea

Federico Lobuono (ufficio stampa)

Sta per terminare il mandato della sindaca Vittoria Raggi e Roma si prepara per la prossima campagna elettorale. A nove mesi dalle prossime elezioni, c’è già un possibile avversario. Il suo nome è Federico Lobuono, classe 2000, è già pronto a mettersi in gioco e a scrivere una nuova storia per la Capitale.

Noi curiosi di sapere quale fosse la sua idea di politica, abbiamo fatto alcune domande al giovane candidato che si è reso subito disponibile.

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Da cosa nasce l’idea di candidarsi alle elezioni comunali di Roma 2021?

L’idea non è stata la mia ma di un ragazzo, Simone, che fa parte del nostro staff, che poi ha coinvolto tutti quanti. Abbiamo deciso di iniziare a lavorarci su, di iniziare a studiare per capire come fare. Partendo dall’idea comune della voglia di cambiare la percezione e l’idea per la quale i giovani sono il futuro, il presente è gestito da qualcun altro, un giorno arriverà il nostro momento ma per ora dobbiamo aspettare. A noi questo non sta bene perché vogliamo iniziare a incidere sul presente per essere protagonisti del domani e quindi abbiamo deciso di metterci in gioco, facendo questo progetto anche di rottura, fuori dai partiti e giocare una partita difficile ma anche molto ambiziosa.

Una squadra tutta giovanile, secondo lei l’Italia e in particolare Roma è pronta per questo grande passo?

Noi siamo per il dialogo sia ben chiaro. Il nostro obiettivo è arrivare fino in fondo, arrivare ad avere il logo della Giovane Roma sulla scheda elettorale, dimostrare che la nostra generazione, spesso ignorata dalla politica, conta e vuole contare e magari replicare questo progetto in altre città e più avanti a livello nazionale. E’ esattamente la sfida che noi vogliamo dimostrare.

Il suo gruppo a quale politica si ispira?

Io non rinnego il mio passato, sono stato iscritto al Partito Democratico e poi a Italia Viva, sono un ragazzo di centro sinistra. Ho deciso di non iscrivermi ad un partito perché dal mio punto di vita la politica del partito limita troppo le libertà dei singoli. Io voglio essere libero di dire quando un politico di un altro partito dice o fa una cosa giusta, questo all’interno di un partito non si può fare. Io voglio che questo sia un progetto che aggreghi tutte le realtà giovanili e non sia solo il progetto di Federico e della Giovane Roma ma sia condiviso.

Se fosse stato al governo, come avrebbe lavorato durante l’emergenza?

Trovo che l’emergenza Covid-19 sia stata gestita davvero bene, il tempo l’ha dimostrato. penso che non avrei saputo fare di meglio.

Tre parole per descrivere la sua squadra.

Tre parole sono poche. Ci sono tanti ragazzi e ragazze molto diversi provenienti da parti differenti di Roma con storie diverse. Ridurre questa descrizione con solo tre parole è un po’ complicato. Sicuramente direi coraggiosi, perché per fare un progetto del genere ci vuole tanto coraggio, aggiungerei ambiziosi. Noi stiamo facendo una cosa che è molto più grande di noi, però vogliamo farlo per la nostra città e per i nostri coetanei. E l’ultima parola, a discapito di quanto molti pensano, è preparati. Siamo tutti studenti giovani, laureati, laureandi, lavoratori. Un po’ di esperienza l’abbiamo fatta e comunque consci del fatto che dobbiamo imparare ci circondiamo di persone che ne sanno più di noi e ci facciamo insegnare come si fa.

Perché i cittadini dovrebbero votarla?

Beh, noi ovviamente abbiamo a cuore la nostra generazione ma cerchiamo di fare qualcosa che sia per tutti. A chi ci critica per la nostra età rispondo che non sono stati i giovani a portare Roma in queste condizioni. Penso che invece di continuare a dire che i giovani siano il futuro, penso che bisognerebbe iniziare a dare a questi giovani un po’ di fiducia e un po’ di spazio.

Se dovesse diventare sindaco, qual è la prima cosa che farebbe per Roma?

Le cose da fare sono tante.Molte di queste avrete modo di vederle nel nostro programma, non sono grandi riforme. Molte delle nostre proposte, non lo nascondo, sono copiate. Copiamo da quelli più bravi. Perché se una cosa si fa in altre città più piccole, più grandi, in Italia o all’estero, perché non si può fare a Roma? Mi viene in mente salire davanti sugli autobus e scendere dietro. Così come tante altre.

Roma, una città magica, cosa dovrebbe cambiare immediatamente?

La mentalità. Molti ci hanno detto che i partiti non vogliono trovare un candidato sindaco forte che può vincere perché Roma è ingovernabile. Se noi partiamo dal presupposto che Roma è ingovernabile, è veramente finita. E’ una questione di mentalità, vi voler fare.

Lei è un ventenne attivo in diversi ambiti, cosa le piacerebbe fare da grande?

Adesso vorrei fare il sindaco di Roma.

A vent’anni ha già tenuto conferenze, lezioni universitarie e incontri di vario genere. Quando si confronta con persone più grandi di lei, si sente all’altezza o pensa che abbia ancora molto da imparare?

Non vi nascondo che all’inizio non è stato facile. All’inizio mi sentivo un po’ fuori luogo, poi ho capito che era proprio il fatto che io stessi lì e che mi volessi impegnare già rappresentava qualcosa. Piano piano acquisivo esperienze, circondandomi di persone più brave e più grandi di me, ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa e quelle tante cose le ho messe insieme per portarmi a un livello sempre più alto.

Oltre alla candidatura, ha altri progetti futuri?

Io ho tante idee e cose che mi piacerebbe fare. Penso però che i prossimi mesi, anzi siamo ambiziosi, i prossimi cinque anni mi vedranno impegnato su Roma.

Candidato elezioni (Ufficio stampa)

Beatrice Manocchio

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