«Chi è famoso deve avere più etica»: così si è pronunciata la Suprema Corte con riferimento al trasferimento della residenza fiscale di Tiziano Ferro. Il cantante era giunto al c.d. “terzo grado” per negare l’evasione fiscale.
La Corte di Cassazione ha infatti respinto in parte il ricorso di Tiziano Ferro che ha negato fino all’ultimo grado di giudizio di aver trasferito la propria residenza fiscale nel Regno Unito in modo fittizio, al solo fine di trarne un vantaggio fiscale.
Gli ermellini hanno ritenuto che il ricorso del cantante non fosse totalmente accoglibile e ha aggiunto che chi ha fama deve avere maggiore etica.
Da un lato quindi la Suprema Corte ha ritenuto che il trasferimento della residenza fiscale del cantante Tiziano Ferro nel Regno unito fosse (almeno in parte) fittizio, finalizzato cioè a realizzare l’evasione fiscale, dall’altro enuncia un principio dal sapore morale: «Chi è famoso deve avere più etica».
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L’evasione fiscale e l’etica non sono due cose distinte per la Cassazione che ha giudicato il caso di Tiziano Ferro
In base a quanto riportato da varie testate, tra cui Il Sole 24 ore, la Corte avrebbe accolto alcuni motivi del ricorso di Tiziano Ferro pur precisando che per i personaggi pubblici si richiede un’etica più stringente.
Monito che sarebbe stato inserito in punto sanzioni, le quali erano state contestate da Tiziano Ferro per la loro eccessività.
Tiziano Ferro, dunque, sarebbe stato giustamente sanzionato anche perchè è un personaggio famoso nel mondo della musica e ha gli “strumenti necessari per valutare la giustezza di un determinato comportamento”.
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In pratica, lo stesso comportamento se tenuto da un personaggio famoso ha un’eco diversa rispetto a quella che ha se tenuto da un comune cittadino e tale circostanza legittima una maggiore severità della sanzione comminata.
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