Omicidio piccolo Gabriel, l’agghiacciante ricostruzione della madre in aula

Donatella Di Bona, madre del piccolo Gabriel Feroleto morto il 17 aprile 2019, ha raccontato ai giudici i dettagli dell’omicidio: le sue parole sono state agghiaccianti.

Tribunale
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Si è tenuta l’udienza del processo instaurato per accertare le responsabilità in ordine alla morte del piccolo Gabriel Feroleto, il bambino di due anni e mezzo barbaramente ucciso il 17 aprile del 2019 in località Volla a Piedimonte San Germano, provincia di Frosinone.

Imputati del brutale crimine il padre Nicola e la madre del piccolo, Donatella di Bona la quale diversamente dal marito ha optato per il rito abbreviato. È stata proprio lei a deporre nella giornata di venerdì 9 ottobre, dinnanzi ai giudici della Corte d’Assise di Cassino ed a raccontare cosa sarebbe accaduto quella maledetta notte. Le sue parole, sulla ricostruzione dell’accaduto, hanno ricreato in un aula uno scenario macabro, facendo calare il gelo.

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Omicidio del piccolo Gabriel, la ricostruzione agghiacciante della madre: “Ecco come lo ho ucciso”

Bambino
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Una testimonianza agghiacciante quella resa da Donatella Di Bona nell’ambito del processo instaurato per stabilire le responsabilità in ordine all’omicidio del figlio Gabriel Feroleto morto il 17 aprile 2019. Lei imputata insieme al padre del piccolo, ha deposto dietro ad un paravento in legno voluto dall’accusa affinché la donna avesse la massima concertazione nel suo racconto e non fosse influenzata da alcun tipo di agente esterno.

Donatella Di Bona, che ha optato per il rito abbreviato dinnanzi al Gip, ha parlato nell’udienza tenutasi dinnanzi alla Corte d’Assise di Cassino che sta procedendo nei confronti del marito Nicola Feroleto, presente in aula e che verrà sentito nella prossima udienza.

Il racconto della donna, che si è addossata la responsabilità dell’efferato crimine, ha scosso i presenti.

L’ho ammazzato io – avrebbe detto la donna stando a quanto riportato dalla redazione de Il MessaggeroNicola (il marito, ndr) era presente“. La Di Bona è poi entrata nel dettaglio riportando la sua versione sulla dinamica dell’omicidio: “Ci trovavamo in auto e Nicola voleva avere un rapporto sessuale. Io però gli risposi che non potevo, in quanto indisposta“. A quel punto, ha proseguito la donna, i due sarebbero scesi dalla macchina ingaggiando una furente lite. L’uomo, stando a quanto dichiarato dalla madre del piccolo, come trascrive Il Messaggero, preso dall’ira avrebbe “dato due schiaffi e un cazzotto sulla fronte a Gabriel” poiché il piccolo piangeva. Nicola Feroleto avrebbe intimato alla compagna di far smettere il bambino, al che lei, dice la donna, avrebbe premuto la propria mano sulla bocca del figlio per 20/40 minuti. Sul tempo non si dice certa.

La Di Bono ha poi proseguito ritrasponendo in aula con la sua testimonianza gli ultimi attimi di vita del piccolo. “Gabriel si difendeva con le mani e i piedi. Mi metteva – riporta Il Messaggerola mano sulla bocca per divincolarsi. Nicola non è intervenuto. Il bambino era in braccio a me e lui non diceva nulla. L’ho soffocato tenendogli le mani su bocca e naso“. Poi avrebbe aggiunto un dettaglio raccapricciante: “Mi sono aiutato con un calzino che avevo con me. Quando Gabriel non si muoveva più ho smesso“.

Un omicidio che da principio voleva essere occultato facendolo passare per un investimento ad opera di un pirata della strada. Ma la ricostruzione delle donna prosegue. La Di Bono ha parlato di quanto sarebbe accaduto dopo il delitto, dettagli altrettanto agghiaccianti. Dopo che Gabriel era morto, l’imputata racconta che l’uomo lo avrebbe gettato tra i rovi. A quel punto la donna lo avrebbe ripreso in braccio, ma Nicola le avrebbe detto: “Dì che è stato un incidente–riporta Il Messaggerooppure che è colpa tua altrimenti ti faccio fuori“. Secondo quanto rappresentato dalla Di Bono, a quel punto il Feroleto si sarebbe allontanato con l’auto e lei con il figlio in braccio sarebbe tornata a casa.

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Tribunale martina rossi
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Non verrà sentita, invece, Anna Vacca ex campagna di Nicola Feroleto la cui testimonianza era stata richiesta dalla Procura. La donna si è avvalsa del diritto di non deporre, richiesta accolta dalla Corte che, nella prossima udienza fissata venerdì, sentirà, invece, l’imputato.

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