Cannavacciuolo e il lockdown, il triste messaggio sui social dello chef

Lo chef Antonino Cannavacciuolo commenta la situazione di possibile nuovo lockdown per la ristorazione e spiega che sarebbe un massacro per il settore

Dopo l’aumento dei casi di positività riscontrati in Italia nelle ultime ore e la bozza che sta circolando in queste ore del nuovo Dpcm da parte del Governo che imporrebbe la chiusura anticipata dei locali alle 18, le critiche da parte del mondo della ristorazione non tardano ad arrivare.

Al nuovo lockdown non ci sta neppure lo chef Antonino Cannavacciuolo, patron del ristorante Villa Crespi di Orta San Giulio, in provincia di Novara, il quale ha criticato la scelta di imporre un nuovo lockdown alla ristorazione. Il settore, infatti, risente fortemente della crisi economica successiva all’emergenza sanitaria e una nuova chiusura sarebbe deleteria per il settore già in ginocchio.

Intervistato dal Corriere della Sera, Antonino Cannavacciuolo ha confidato le difficoltà di un nuovo possibile lockdown e conseguenze che ciò comporterebbe per tutti: “A questo punto non ci si doveva nemmeno arrivare. Noi ristoratori da maggio abbiamo rispettato tutte le leggi, ridotto i coperti, distanziato, riaperto in sicurezza e ora rischiamo di dover chiudere di nuovo? No, non ce lo meritiamo proprio”.

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Lo chef ha aggiunto: “Ora anche qui da noi, come già in Lombardia, i clienti dovranno arrivare e andare via mezz’ora prima del solito. Ci organizzeremo come abbiamo sempre fatto. Intanto già da prima, anche per far sentire al sicuro i clienti, i tavoli da otto non li facciamo più e quelli da quattro sono diventati da due. Dopo di che, però, perché ci siamo ridotti così? Quest’estate abbiamo visto feste ovunque, barche piene… E i ristoratori che hanno, giustamente, rispettato le regole ora si trovano di nuovo a rischio chiusura. No, bisognava evitare di allentare troppo nei mesi scorsi”.

Cannavacciuolo pensa però che l’Italia abbia fatto “un ottimo lavoro chiudendosi per mesi. All’estero, invece, dove hanno aperto troppo presto o non hanno mai chiuso stanno peggio di noi”.

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