Rigopiano, l’esame sulla valanga: “Impatto sull’hotel a 100 Km/h, arrivò in 81 secondi”

A quasi 4 anni dalla tragedia dell’Hotel Rigopiano, arrivano nuove informazioni in merito alla valanga: colpì la struttura ad una velocità di 100 Km/h

Il ricordo di Rigopiano
Il ricordo di Rigopiano (tgcom24)

La valanga che, il 18 gennaio 2017, colpì l’hotel Rigopiano, arrivò in un tempo di 81 secondi: lo ha stabilito l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). La montagna di neve e ghiaccio, staccatasi dal Monte Siella, travolse l’hotel ad una velocità di 100 Km/h. L’impatto fu di una portata devastante: oltre a demolire parzialmente la struttura, causò la morte di 29 persone. Si tratterebbe della valanga che ha causato il maggior numero di morti di sempre, nell’Appennino.

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Tragedia Rigopiano: ricostruita la dinamica della valanga

Hotel Rigopiano
Hotel Rigopiano (web)

Per giungere ai risultati ottenuti, i ricercatori dell’Ingv hanno preso in considerazione diversi dati. Innanzitutto, hanno analizzato le tempistiche delle telefonate di soccorso, per poi valutare altri elementi importanti. E, in particolare, l’analisi della Rete Sismica Nazionale e la modellazione numerica della valanga.

Thomas Braun, operatore della ricerca, ha evidenziato che la valanga si è propagata in tre differenti fasi sismiche, e non in una sola, come era stato proposto in una prima ipotesi.
Un’analisi più approfondita ha rivelato l’esistenza di tre distinte fasi sismiche, che potevano sostenere una seconda l’ipotesi, quella che la valanga si fosse propagata verso valle in tre fasi consecutive“.

Valanga
Valanga (Getty Images)

Lungo la traiettoria della valanga sono infatti stati individuati 3 punti in cui il “momento” (altezza x velocità) risulta massimale. “La ricostruzione dell’evento ha evidenziato che la valanga nella discesa verso valle ha percorso in tutto 2.400 metri e ha travolto alberi e rocce” – ha raccontato Thomas Braun.

Oggi sappiamo che la velocità con cui la valanga ha colpito l’albergo è stata di 28 metri al secondo, quasi 100 km orari“. A partire da queste osservazioni, i ricercatori del Politecnico di Torino hanno anche accennato alla possibilità che, attraverso l’utilizzo della rete di stazioni sismiche, le valanghe possano essere monitorate.

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