Feltri, “L’ultimo amore non si scorda mai”. Tabù e pregiudizi sugli over 65

L’ultimo editoriale di Vittorio Feltri su Libero racconta il libro di Paolo Guzzanti e ci dà la sua personale visione di cos’è l’amore tra gli over 65

Personaggio discusso e molto controverso, Vittorio Feltri è sempre al centro dell’attenzione. Si tratta dell’ex direttore di Libero, attualmente non più giornalista dopo aver dato le dimissioni dall’Ordine, ma pur sempre capace di smuovere gli animi e dire le cose giuste al momento giusto, anche quando queste possono dar fastidio a qualcuno.

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Poco si sa però della sua vita privata, infatti dopo la morte prematura del padre quando lui aveva solo 6 anni, anche quella della prima moglie Maria Luisa, con cui si è sposato a 24 anni e dalla quale ha avuto due figlie gemelle, Saba e Laura. Poi è arrivata Enoe Bonfanti, una giovane donna molto importante per lui e dalla loro unione sono nati altri due figli, Mattia e Fiorenza.

Nell’ultimo editoriale uscito su Libero sabato scorso, Vittorio Feltri ci parla della nuova uscita editoriale di Paolo GuzzantiL’ultimo amore non si scorda mai” edito da Giunti ad ottobre di quest’anno. Feltri racconta la sua personale visione dell’amore tra gli over 65 e di come spesso l’argomento sesso sia visto come un tabù per quella fascia d’età, spesso ridicolizzato e visto come superato dopo la pensione.

Feltri, “Questo libro è un piccolo riscatto”

Si dà per scontato che, avendo vissuto figli e carriera e mogli e mariti e amanti, gli over siano entrati in una specie di palla trasparente, immuni alle pene dei sentimenti ed esclusi dal travaglio dei desideri”. 

E continua: “Tutti sappiamo che non è così, ma il sesso con i capelli bianchi è l’unico, in questi tempi di revisione creativa degli accoppiamenti, a non essere stato sdoganato in maniera acconcia alla realtà. Eppure, a vedere quanti arcobaleni troviamo dipinti ovunque, dovremmo essere ormai liberi anche dai pregiudizi dell’anagrafe. La vitalità di due persone canute suscita ancora sorrisi non simpaticissimi”.

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I tiene a sottolineare che “questo libro è un piccolo riscatto. Non lasciatevi trarre in inganno: Guzzanti, che ha ottant’ anni e certamente conosce bene la materia e le sue insidie, non si fa intrappolare nella malinconia dei ricordi, né si profonde in pipponi identitari, insomma non cerca di fare il filosofo della porta accanto”.

 

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Scrivendo “Falce Svastica e Martello”

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Per il direttore di Libero “Le relazioni, per non dire l’erotismo, soprattutto raggiunta la maturità, si comportano come la cattiva digestione: ti torna su il sentore di cose gustose che credevi avessero seguito il loro corso naturale, mentre nei casi peggiori torna su proprio tutto, fisicamente”. A suo avviso quindi un libro scorrevole da leggere e assaporare, che permette di aprire una nuova finestra su scenari finora inesplorati da molti.

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