Morbo di Alzheimer. L’innovativa scoperta che potrebbe prevenirlo

Morbo di Alzheimer. Un recente studio pubblicato sul Journal of Alzheimer Disease ipotizza la possibilità di poter prevenire la malattia 

Morbo di Alzheimer
Mani – GettyImages

Il morbo di Alzheimer è una malattia fatale del cervello. I sintomi provocano un progressivo e inevitabile declino delle capacità di memoria e di ragionamento.

Questa patologia fu studiata per la prima volta nel 1906, dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer. Nel 2006 vennero diagnosticati 26,6 milioni casi a livello globale; si stima che ne sarà affetta 1 persona su 85 entro il 2050.

Non esiste una cura ancora. Le terapie servono solo a curare i sintomi e a rallentare il processo. La causa e la progressione del morbo di Alzheimer sono sconosciute. Si pensa che la malattia sia strettamente associata a placche amiloidi e ammassi neurofibrillari riscontrati nel cervello, tuttavia non è certo il motivo di tale degenerazione.

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Morbo di Alzheimer. Una scoperta innovativa

Uno studio internazionale ha coinvolto ricercatori dell’Università di Ginevra, del Centro di Cura e Ricerca sull’Alzheimer e le malattie psichiatriche del Fatebenefratelli di Brescia, dell’Università e del Centro di Ricerca SDN di Napoli, è apparso sul Journal of Alzheimer Disease.

L’ipotesi avanzata è che ci sia un’effettiva correlazione tra la malattia e l’ asse “intestino-cervello”. I trilioni di microrganismi presenti nell’intestino, noti come microbiota intestinale, svolgerebbero un ruolo fondamentale. Questi infatti comunicano con il cervello e potrebbero essere responsabili di disturbi psichiatrici e psicologici di vario tipo.

La comunicazione avviene attraverso il nervo vago, tramite neurotrasmettitori comuni, come ad esempio la serotonina. Proprio questa è fondamentale nella regolazione dell’umore e viene prodotta principalmente nello stomaco e nell’intestino.

I batteri che compongono il microbiota sono almeno quattro milioni di tipi diversi e sono  in numero pari quasi a tre volte il totale delle cellule dell’intero corpo umano. Essi hanno un ruolo determinante anche nell’attivazione dei precursori della dopamina e della noradrenalina. E’ stato scoperto che la relazione tra intestino e cervello è a doppio senso e sono tra di essi interdipendenti. Se attraversiamo periodi difficili dal punto di vista dell’umore, ciò si ripercuote sul normale funzionamento dell’intestino ( per esempio con conseguenti episodi di stipsi o di colite). Allo stesso tempo, se non seguiamo una dieta corretta, i disordini intestinali possono avere ricadute sull’umore.

Ecco svelata l’intuizione di come questi batteri possano incidere su molte malattie neurologiche e sullo sviluppo delle placche amiloidi nel cervello.

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