Gattuso e la miastenia, “Così non sono me stesso. Supererò anche questa”

Il tecnico del Napoli Rino Gattuso ieri dopo la partita Torino-Napoli è tornato a parlare della sua malattia agli occhi

Rino Gattuso si è presentato ieri sera ai microfoni di Sky visibilmente provato, la carica vissuta durante l’1-1 della partita Napoli-Torino accompagnata dagli effetti pesanti della sua malattia all’occhio, si sono visti bene.

Il tecnico del Napoli ha prima commentato la partita giocata, visibile la stanchezza in campo: “Siamo arrivati scarichi, stanchi, giocatori che ci mancano, pure Lozano oggi. Eravamo scarichi fisicamente. Si poteva fare qualcosa in più, ma teniamoci stretti questo punto e andiamo avanti“.

Interpellato dalla stampa poi però ha deciso di non limitare la sua dichiarazione al gioco ma anche al suo stato di salute che lo porta sempre più spesso ad assentarsi dal campo di gioco e di cui soffre ormai da dieci anni. “Anche io non sono stato me stesso in queste ultime settimane. Credo che i ragazzi hanno anche sofferto per questo. E voglio fare un appello, a tutti quei ragazzini che non si vedono belli. La vita è bella e bisogna affrontarla senza paura, non bisogna nascondersi“.

Tranquilli, non muoio“, dice poi con il sorriso. Gattuso soffre di miastenia, un problema agli occhi che impedisce di vedere le cose in maniera corretta e sdoppia le immagini.

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Le principali cause di questa malattia sono da ricercare innanzitutto nello stress accumulato che generalmente colpisce gli organi più deboli. L’allenatore ha difficoltà a mettere a fuoco anche le azioni di gioco, “Sono un problema per sé stesso e per la squadra”, come ammesso il tecnico.

Si tratta di malattia con la quale Gattuso convive da quando era giocatore al Milan, il ricordo lucido del suo primo manifestarsi durante una gara con la Lazio che lo costrinse ad abbandonare il campo per riprendersi. Al momento non è risolvibile il suo problema, sta assumendo dei farmaci per attenuare la patologia.

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L’occhio andrà al suo posto e sarò più bello il più presto possibile. I ragazzi mi sono stati vicini, ma sono stato male, ho fatto tanta fatica, perché il problema non è solo vedere doppio, solo un pazzo come me può stare in piedi. Perché non è facile vedere doppio ventiquattro ore al giorno. Bisogna accettarlo e cede di peggio nella vita, se un giorno devo decidere che non ci sono più, spero di farlo in un campo di calcio”.

 

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