Microbo salva ambiente, la scoperta: ha le caratteristiche di un noto supereroe

Un microbo sarebbe in grado di contrastare gli effetti di un metallo tossico, il cobalto: potrebbe rappresentare una vera svolta per la salvaguardia dell’ambiente.

Microbo salvambiente cobalto scoperta
(Herney Gómez – Pixabay)

Una scoperta rivoluzionaria, quella di un gruppo di biologi della Michigan State University coordinati dalla dottoressa Gemma Reguera, che potrebbe costituire una nuova roccaforte per la salvaguardia dell’ambiente.

Nello specifico, gli studiosi avrebbero rilevato le straordinarie capacità di un microbo in grado di annullare gli effetti dei metalli tossici. Una circostanza che si traduce in una svolta di non poco conto nei settori del riciclaggio e delle bonifiche.

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Super microbo contrasta gli effetti di metalli nocivi come il cobalto e salva l’ambiente

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La scoperta, in prima battuta, non avrebbe riscontrato interesse nei finanziatori. Stando a quanto riporta la redazione dell’Hindustan Times, la dottoressa Gemma Reguera presentò, infatti, la scoperta alla National Science Foundation, ove un revisore dei conti le avrebbe risposto che quanto rilevato non sarebbe stato di alcun interesse da un punto di vista ambientale. Un’opinione, però, rimasta isolata considerato che il progetto sottoposto all’attenzione di altri contabili avrebbe consentito l’accesso ad un finanziamento da parte della NSF.

Grazie a questo incentivo, il team di biologi è riuscito a dimostrare come questi microbi possono rappresentare una risorsa inestimabile per azzerare gli effetti dei metalli inquinanti.

La dottoressa Reguera ha commentato quanto accaduto affermando che proprio in biologia la mente deve essere aperta a 360°. I microbi vivono sulla terra da miliardi di anni, ritenere che non possano essere utili precluderebbe all’uomo, ha chiosato, infinite idee.

La scoperta nello specifico, ha riguardato l’ambito di azione di questi microbi a contatto con il cobalto. Un metallo prezioso e duttile, sì, ma anche altamente tossico pure per i batteri. Eppure quelli rinvenuti nel Geobacter, pare siano totalmente estranei ai suoi effetti. In particolare questi microbi impedirebbero all’uranio di penetrare nelle falde, attingendo energia dai minerali presenti nel sottosuolo ricchi di ossido di ferro (ruggine).

Il team di studiosi avrebbe scoperto come questi microbi sarebbero in grado di estrarre il cobalto dalle rocce immagazzinandolo, o meglio rivestendocisi, e senza che quest’ultimo ne determini la morte. Un “abito” del nocivo metallo, un processo che ricorda la trasformazione del supereroe Iron Man quando indossa la sua armatura.

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Microscopio (foto Pixabay)

Questa scoperta rappresenterebbe, quindi, un punto di svolta nello smaltimento del cobalto che ad oggi viene impiegato per la produzione di numerosi oggetti di uso comune come le batterie ad esempio.

M.S.

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