Rifle, il famoso marchio di jeans e abbigliamento ha ufficialmente dichiarato il fallimento a fine 2020. Tutta la merce invenduta sarà messa in svendita, a prezzi davvero mini
L’azienda italiana Rifle è fallita a ottobre 2020. Era nata nel 1958 a Barberino del Mugello, in Toscana, e contava 96 dipendenti in tutta Italia. Il boom fra gli anni 60 e 80, in cui Rifle, creata dai fratelli Giulio e Fiorenzo Fratini, divenne “simbolo di qualità italiana riconosciuto nel mondo“. Le vendite dei suoi jeans e della maglieria avevano fatto sbarcare il marchio anche in America.
Negli ultimi anni però la crisi ha avuto il sopravvento e sebbene fossero intervenuti investimenti importanti dall’estero, l’azienda ha dovuto fare i conti con la dura realtà. E ora, per accontentare i creditori, tutta la merce rimasta invenduta nei negozi monomarca e in fabbrica verrà messa in svendita. Secondo le stime sarebbero 70 mila i capi di abbigliamento a marchio Rifle che potranno essere acquistati a prezzi irrisori: anche a 2 o 3 euro a capo.
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Il fallimento di Rifle e la maxi svendita
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In questi giorni sono già in corso delle aste telematiche, rivolte a grossisti e negozianti che faranno rifornimento per il commercio al dettaglio. Dopodiché si terrà una svendita per i clienti, e se rimarranno dei lotti invenduti, in seguito si organizzerà una grande asta. Oltre ai jeans si potranno acquistare magliette, maglie, giacconi, felpe, camicie e scarpe, tutti prodotti a marchio Rifle.
Per ora non si conoscono esattamente i dettagli della svendita dedicata ai clienti: si sa soltanto che dovrebbe svolgersi a marzo in un outlet temporaneo dedicato.
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Vista l’eccezionalità dell’evento e la folla che potrebbe attirare, però, sarà necessario rispettare le misure anti-assembramento previste dai protocolli. L‘Isveg, l’istituto di vendite giudiziarie incaricato dell’operazione, rivelerà la location solo nei prossimi giorni.