Gerry Scotti e la lettera scritta che gli ha cambiato la vita

Il conduttore di Canale 5 è sicuramente uno dei più amati dal pubblico ma non tutti conoscono la sua storia…

 

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Gerry Scotti, al secolo Virginio Scotti, è uno dei più noti personaggi televisivi con alle spalle oltre 35 anni di carriera.

Ha iniziato la sua carriera con la radio poi approdato in televisione ha condotto quiz, varietà e talent show.

Durante gli esordi ha anche condotto diversi programmi musicali come il Festivalbar. Ma senza dubbio i suoi programmi di maggior successo sono stati ‘Passaparola’, ‘La sai l’ultima?’ e ‘Chi vuol essere milionario?’.

Per quanto riguarda la sua vita privata invece Gerry si è sposato nel 1991 con Patrizia Grosso dalla quale si è separato 11 anni dopo e ha divorziato nel 2009.

La coppia ha avuto un figlio nato un anno dopo il matrimonio, Edoardo Scotti oggi ha 28 anni e nel 2020 ha dato la gioia a Gerry di diventare nonno.

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La lettera di Gerry

 

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Il noto conduttore di Canale 5, il 21 maggio del 2009 ha scritto una lettera al direttore de ‘Il Corriere della Sera’ in cui esprime tutta la sua approvazione per l’apertura da parte della Chiesa cattolica nei confronti delle persone divorziate, augurata dal cardinale Carlo Maria Martini.

“Caro direttore, sono un uomo divorziato. E nella mia posizione di cattolico progressista attendevo che la Chiesa si pronunciasse sul tema dei sacramenti per chi ha un matrimonio alle spalle. Ti garantisco che questa sorta di secondo peccato originale che il divorziato deve sentirsi addosso è un peso. E se frequenti una comunità, arrivi a vergognarti nel fare la comunione. In quelle più piccole, addirittura, vieni additato, e non è bello“, aveva scritto.

E ancora: “Non ho mai voluto parlare dei miei fatti privati. Se adesso ho scelto di intervenire è perché questo tema mi sta davvero a cuore. Perché l’apertura nei confronti dei divorziati auspicata dal cardinale Martini mi sembra fondamentale. Arrivare a questo è un traguardo fino a pochi anni fa inimmaginabile.”

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“E non oso andare più avanti ma accogliere nella Chiesa quanti come me hanno sbagliato è un vero atto di carità cristiana”, ha concluso.

 

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