Fuoco aperto sui manifestanti anti-golpe: due morti

Questo sabato due persone sono state uccise dalla polizia nel tentativo di disperdere la protesta a Mandalay.

Le proteste non si arrestano in Birmania. Dal 1 febbraio, giorno del colpo di stato per mano dell’esercito, i manifestanti non si arrendono e continuano a scendere per le strade tra grida di rabbia e frustrazione contro la presa di potere da parte delle milizie. Le rivolte si sono estese in diverse città del Myanmar. Questa volta siamo a Mandalay, seconda città più importante del Paese. Secondo quanto riporta Hlaing Min Oo, capo della squadra del servizio emergenze a Mandalay, questo sabato (20 febbraio) due persone sono state uccise dalla polizia intenta a disperdere la folla eversiva con lacrimogeni e proiettili.

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Giornate di sangue nel Myanmar

 

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Le sparatorie sono esplose nel molo di Yadanabon di Mandalay, dove nel corso della mattinata sono stati lanciati lacrimogeni e pallottole di gomma sui manifestanti. Tra le vittime c’è anche un minorenne, morto per un colpo di proiettile sparato alla testa; almeno 30 i feriti. Un altro è stato colpito al petto ed è morto durante il viaggio verso l’ospedale. Un medico volontario ha confermato la notizia: questo sabato “una persona è stata ferita alla testa ed è morta sul posto; mentre un’altra è deceduta a causa di una profonda lacerazione da arma da fuoco al petto.”

È passato solo un giorno dalla dichiarazione della morte della giovane 20enne birmana. La vittima era Mya Thwate Thwate Khaing, uccisa anche lei da un proiettile da parte delle forze armate durante una manifestazione anti colpo di Stato: si tratta della prima vittima delle rigide attività di repressione dell’esercito. I manifestanti erano scesi in piazza anche questo sabato per richiedere la fine del governo militare, nonché la liberazione della leader democratica eletta Aung San Suu Kyi.

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La politica birmana è attualmente detenuta in un carcere di Naypyidaw, la capitale del Myanmar.

Fonte AbcNews

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