Omicidio Emanuele Burgio, svolta nelle indagini: la confessione

Per la morte di Emanuele Burgio, il ragazzo ucciso a colpi d’arma da fuoco alla Vucciria – quartiere di Palermo-, sono state fermate tre persone.

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Polizia (foxytoul – Adobe Stock)

La notte a cavallo tra domenica 30 e lunedì 31 maggio, proprio in uno dei luoghi più centrali di Palermo si è registrato un atroce crimine. Nel quartiere Vucciria, un 25enne di nome Emanuele Burgio è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco. A premere il grilletto un uomo con il cui nipote, il ragazzo giorni prima avrebbe avuto un alterco a seguito di un incidente. Arrestate tre persone appartenenti tutte alla stessa famiglia.

Palermo, omicidio Emanuele Burgio: arrestate tre persone

Una sorta di agguato quello di cui è stato vittima Emanuele Burgio, il ragazzo ucciso a colpi d’arma da fuoco nella Vucciria, quartiere storico di Palermo, nella notte a cavallo tra domenica 30 e lunedì 31 maggio.

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Per l’omicidio sono stati fermati dalla Polizia: Domenico Romano, 49 anni, il figlio Giovanni Battista di 29, ed il fratello Matteo Romano, 39 anni. Stando a quanto riporta la redazione di Fanpage, sarebbe stato proprio quest’ultimo a sparare.

Questa la ricostruzione dei fatti fornita dal fratello Domenico agli inquirenti. Il 49enne avrebbe riferito che il figlio Matteo, invece, sarebbe totalmente estraneo ai fatti essendosi recato sul luogo dell’omicidio solo per ottenere alcune spiegazioni da Burgio in ordine alla lite avvenuta qualche giorno prima a causa di un sinistro stradale.

La versione di Domenico Romano, ora dovrà essere varata dagli inquirenti che visioneranno le immagini di sorveglianza per trovare un’eventuale corrispondenza con quanto dichiarato dall’uomo. Proprio quei video che hanno consentito agli investigatori di risalire ai tre in poco meno di un giorno e che avrebbero immortalato il delitto. Le immagini mostrerebbero, riferisce Fanpage, che effettivamente a premere il grilletto sarebbe stato Matteo Romano.

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Emanuele Burgio è stato colpito al torace ed alle spalle dopo aver tentato di scappare. Una fuga durata pochi istanti: a soli pochi metri si è, infatti, accasciato esanime a terra. Inutile la folle corsa in ospedale, il suo cuore – appena giunto presso il nosocomio del capoluogo siciliano- ha smesso di battere a causa delle gravi ferite riportate.

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Per l’accusa Domenico Romano, il figlio Giovanni Battista ed il fratello Matteo Romano in concorso tra loro avrebbero posto in essere un omicidio premeditato con l’aggravante dei futili motivi.

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