Si finge medico e inganna giovani ragazze malate, la denuncia parte dai social: più di 37 casi in poche ore

Una nuova forma di violenza di genere da parte di un finto medico è stata denunciata nelle ultime ore da diverse attiviste italiane.

Nelle ultime ore diverse attiviste italiane hanno portato alla luce del web un nuovo caso di violenza di genere. Ne ha parlato per prima Noemi, 24enne residente in Puglia. Due giorni fa la ragazza, studentessa di Belle Arti a Roma, ha deciso di condividere su Instagram il racconto della violenza subita da un uomo che si è finto un medico e ha tentato di abusare di lei: “Oggi in data 1 novembre sono stata chiamata da un numero privato. Quest’uomo dall’altra parte del telefono si è presentato come dottor Francesco Lirante o Licante. Sapeva la mia data e il luogo di nascita e mi ha chiesto se ho fatto delle analisi ginecologiche negli ultimi mesi, per poi avvertirmi di un’infiammazione che non mi era stata comunicata” ha scritto Noemi nelle sue Instagram stories. “Mi ha fatto molte, e sottolineo molte domande private”. Inizialmente la ragazza, confortata dall’apparente educazione dell’uomo e dal fatto che questi fingesse di parlare con un collega, si è fidata di lui e ha acconsentito ad avviare una videochiamata su Zoom. Purtroppo, però, è stato presto chiaro che tale dottor Lirante non sia un vero medico, e che entrambe le chiamate fossero parte di una messa in scena studiata a puntino con fini violenti.

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Violenza di genere, c’è un uomo che si finge medico per chiedere fotografie e video privati alle ragazze: la denuncia parte dai social

 

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“Le sue parole hanno confermato la maggioranza dei miei sintomi. Nella chiamata parlava con un collega e riceveva chiamate da altre pazienti” ha scritto Noemi su Instagram. Ma quando il presunto medico le ha chiesto di spogliarsi durante una videochiamata la studentessa ha deciso di denunciare tutto quanto “Ho pensato volesse farsi vedere per una consultazione più diretta, finché non mi ha chiesto di mostrare “le mie grazie” per analizzare al meglio i miei sintomi”. Quando Noemi ha raccontato l’accaduto all’ospedale che la ha in cura i medici hanno detto di non conoscere nessun dottor Lirante o Licante: “Nessuno sapeva chi fosse, definendo anormale questa procedura. È probabile ricevere una chiamata da un numero privato che provenga dall’ospedale, ma di certo non si fanno quelle domande, non si chiedono foto e non si contatta una paziente su Zoom” ha spiegato lei. 

Noemi ha deciso di pubblicare il suo racconto con l’obiettivo di mettere in guardia altre ragazze, ma in poco tempo ha ricevuto più di 37 testimonianze che raccontano la stessa violenza. C’è chi è stata contatta il mese scorso, due mesi fa, ma anche ad agosto e addirittura nel 2014. Quando Noemi si è rivolta alla polizia per denunciare tutto quanto ha scoperto che questo tipo di violenza è già ben noto alle forze dell’ordine: “Mi ha visto palesemente agitata e mi ha detto che di questi tizi ne escono uno al mese” ha raccontato. “Ovviamente dirmi che di maiali al mondo ce ne sono a bizzeffe è stato ridicolo e inopportuno”.

Dalla pubblicazione del suo racconto ad oggi Noemi non ha smesso un attimo di raccogliere testimonianze e diffondere consapevolezza, supportata anche da altre attiviste italiane che hanno condiviso la storia.

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