Valeria Cavalli a Yeslife: “Michele Placido? Un attore bravissimo e…”

Intervista esclusiva a Valeria Cavalli, una delle protagoniste della serie Germinal: cosa ha raccontato ai microfoni di Yeslife

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Valeria Cavalli (Ufficio stampa)

Il 29 aprile è uscita su Rai 3 la serie Germinal che ha visto tra i protagonisti due attori italiani Stefano Cassetti e Valeria Cavalli.

Noi di Yeslife abbiamo avuto l’occasione di intervistare l’attrice Valeria che ha interpretato Madame Gregoire. La professionista è molto conosciuta e la sua fama è internazionale, ha lavorato in tantissime serie come Un posto al sole, Giornalisti, L’ora della verità, Carabinieri e Zodiaco.

Le abbiamo fatto qualche domanda sull’ultimo progetto a cui ha collaborato e su alcuni retroscena del suo passato professionale.

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Valeria Cavalli (Ufficio stampa)

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Valeria, nella serie Germinal interpreti Madame Gregoire. Cosa ci puoi raccontare di questo personaggio?

Germinal si ispira all’omonimo romanzo francese di Emila Zola. La storia è ambientata in un villaggio minerario della Francia del Nord del 1800 e racconta delle terribili condizioni in cui vivevano i minatori. Madame Gregoire rappresenta la borghesia, quella parte del ceto sociale che ignora i bisogni del popolo. E’ una donna convinta di essere nel giusto solo per il fatto di fare beneficenza e che oggi potrebbe essere definita di sinistra. La borghesia per Emile Zola era considerato il ceto peggiore e difatti Madame Gregoire è un personaggio che suscita antipatia.

Com’è stato lavorare a fianco di un collega come Stefano Cassetti?

Non l’ho mai incrociato sul set. Il suo personaggio infatti vive in miniera. Posso dire però che tutti erano entusiasti di lui. Lo trovavano formidabile, molto simpatico. Ha lasciato un’impronta positiva nella troupe.

Ci sarà una seconda stagione?

Non so se ci sarà una seconda stagione anche se a mio avviso questa serie è molto più classica del Paradiso delle Signore e ha una sua valenza storica ben definita. Mi piacerebbe ma non credo che il mio personaggio possa avere un’evoluzione.

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E cosa ci racconta, invece, di Andreina Mondadori?

Non sapevo nulla di lei e ho scoperto che Andreina era la zia del regista Mario Monicelli. Andreina è stata molto di supporto al marito. La sua sensibilità si è unita all’ingegno imprenditoriale di Arnoldo. Dalla loro unione sono nati due figli e uno dei due aveva avuto un rapporto problematico con il padre che non aveva un carattere facile. Uno dei compiti di Andreina è stato quello di fare tra intermediario tra il padre abbastanza autoritario e un figlio molto sensibile. Nel biopic è stato sviluppato molto questo aspetto.

Un aneddoto su Michele Placido?

E’ stato bello lavorare con Michele Placido. E’ riuscito a dare un’impronta autoritaria ma al personaggio di Arnoldo Mondadori. Mi sono relazionata bene con lui il set. Un attore bravissimo e una persona splendida.

Lei è attiva anche in Francia, nota delle differenze sostanziali con l’Italia riguardo al mondo della recitazione?

La differenza sta nel fatto che in Italia l’insieme della recitazione, direzione, scrittura e produzione continua a non essere preso sul serio. Il mestiere della recitazione viene considerato come qualcosa di leggero mentre invece è faticoso a partire dalle maestranze. Tutti pensano che il mondo dello spettacolo sia uno svago. Alcuni attori nelle interviste dicono spesso di essersi divertiti tanto sul set. L’aspetto del divertimento c’è sicuramente ma questo non vuol dire che il set sia una lunga risata. Negli altri paesi, il mestiere della recitazione viene visto diversamente e le istituzioni elargiscono aiuti anche agli attori che non lavorano.

Dopo anni nell’ambito e una serie di esperienze, cosa consiglierebbe a coloro che vorrebbero intraprendere il percorso della recitazione?

Alle ragazze consiglierei di pensare che in futuro ci sarà meno lavoro per molte ragioni. Per questo sarebbe meglio arrivare in tempi brevi a coronare quello che ci si è posti come obiettivi.

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Valeria Cavalli (Ufficio stampa)

Cosa è per lei la recitazione?

E’ un modo di vivere le vite che non ho vissuto, di essere tante altre persone.

BEATRICE MANOCCHIO

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