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Coronavirus, le rivelazioni sul paziente zero

Secondo l’infettivologo Galli il coronavirus si è diffuso nel nostro Paese tramite un uomo che è arrivato “nel Lodigiano dalla Germania il 25 gennaio”

Coronavirus (Getty Images)

Sul coronavirus tanti sono gli studi in atto. Ricerche e analisi cercano di capire il più possibile sul Covid-19, non solo per trovarne un vaccino ma anche per studiare come si sia sviluppato e diffuso. Tra questi, fin dai primi giorni in cui l’Italia ha iniziato a fare i conti con la diffusione del virus, la ricerca sul paziente zero. Capire cioè come il virus sia entrato nel nostro Paese e tramite chi.

Secondo il team di ricercatori dell’Università Statale di Milano guidata dal professor Massimo Galli, il Covid-19 è entrato in Italia il 25 gennaio arrivando dalla Germania. La prima ad essere infettata è stata una persona italiana proveniente dalla zona del Basso Lodigiano. Rientrata in Italia, con buona probabilità, secondo l’esperto, ha trasmesso il virus proprio in tutto quel territorio, primissima zona focolaio.

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Paziente zero, la ricostruzione

“L’ipotesi abbastanza ovvia è che almeno gran parte, se non tutta l’epidemia di coronavirus emersa il 21 febbraio nel Lodigiano – ha spiegato l’infettivologo Massimo Galli – è che sia partita da qualcuno che si è infettato in Germania verosimilmente intorno al 24, 25 o 26 di gennaio”. Questa persona, secondo il team di Milano, è venuta “in quella zona dove ha seminato l’infezione, del tutto inconsapevolmente o perché completamente asintomatico o perché ha scambiato i sintomi di Covid-19 per quelli di una normale influenza”.

Tutto ciò è confermato dal fatto che il ceppo isolato in Italia ha uno stretto legame con quello tedesco. In Germania, infatti, tre giorni prima, rispetto alla data del 25 gennaio, il virus è stato isolato su un manager tedesco contagiato da una collega cinese di Shanghai.

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Coronavirus, la pista genetica che parte dalla Germania

Il dottor Galli, anche docente di Malattie infettive all’università Statale di Milano, approfondisce quanto emerso sulla diffusione del coronavirus in Italia. Il suo team di ricercatori, infatti, ha ricostruito anche la pista genetica del Covid-19. “Tutti gli indirizzi scientifici raccolti – ha sottolineato l’esperto – permettono di ipotizzare una ‘pista genetica’ che porta dritta al focolaio di coronavirus scoppiato in Baviera, dopo che un’impiegata cinese dell’azienda Webasto aveva partecipato a un meeting di lavoro a Monaco”.

“Allora asintomatica, durante la permanenza in Germania la donna ha contagiato un collega bavarese all’origine di quello che il mondo della ricerca ha già confermato come il primo focolaio Covid-19 d’Europa” le parole di Galli nell’esplicitare come il contagio sarebbe arrivato in Italia.

Oltre a questo è stata confermata anche l’origine cinese del virus. La donna in questione, infatti, era entrata in contatto con i genitori che vivono a Wuhan. Dalla Cina, dunque, il coronavirus è transitato in Germania per poi arrivare in Italia e più precisamente nel Lodigiano.

Questa ricostruzione è stata possibile grazie “all’analisi filogenetica delle sequenze di Sars-CoV-2 ottenute dai virus isolati da noi all’università degli Studi – ospedale Sacco di Milano, dal San Raffaele e dall’Istituto superiore di sanità” ha concluso l’infettivologo.

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Coronavirus news FOTO STR AFP via Getty Images

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