Il gruppo farmaceutico in questione, associato all’Università di Oxford, ha immediatamente annunciato l’accaduto e il protocollo è scattato di fronte ad una situazione delicata e ancora da spiegare. Per questo è scattata autonomamente la sospensione per consentire le opportune verifiche da parte di una commissione indipendente. Che cosa succederà adesso? Quali sono le possibilità? “Nella metà dei casi si riparte, perché gli esperti concludono che non è dovuto al vaccino – spiega l’immunologo Abrignani – ma più probabilmente a una singola condizione del soggetto. Nell’altra metà dei casi resta il dubbio e proprio per questo si ferma lo studio, per un problema di sicurezza”.
Bloccare globalmente i test è la procedura standard, anche perché se il gruppo farmaceutico non lo avesse annunciato e fosse stato scoperto in un secondo momento, gli avrebbero tolto la licenza. Ci sarà un ritardo del vaccino e quindi i tempi di attesa saranno più lunghi. L’importante però è agire in sicurezza, solo così si potrà sconfiggere il nemico invisibile.
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