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L’inquinamento amico del Covid, l’analisi incredibile

(Getty Images)

Inquinamento amico del covid. L’incidenza di contagi da coronavirus in Lombardia potrebbero avere dei collegamenti con lo smog

L’incidenza di contagi da coronavirus in Lombardia potrebbero avere dei collegamenti con lo smog. Secondo molti studiosi non sarebbe un caso che la pianura Padana sia l’area d’Europa con maggiori contagi: “Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura padana hanno prodotto un boost. Questo è un’accelerazione alla diffusione del Covid-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”, afferma Leonardo Setti dell’Università di Bologna. Come conferma Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari: “Le polveri stanno veicolando il virus.  Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole”.

Smog amico del covid

Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), aggiunge: “L’impatto dell’uomo sull’ambiente sta producendo ricadute sanitarie a tutti i livelli. Questa dura prova che stiamo affrontando a livello globale deve essere di monito per una futura rinascita in chiave realmente sostenibile. In attesa del consolidarsi di evidenze a favore dell’ipotesi presentata. In ogni caso la concentrazione di polveri sottili potrebbe essere considerata un possibile indicatore o ‘marker’ indiretto della virulenza dell’epidemia da Covid 19″. Lo afferma Grazia Perrone, docente di Metodi di analisi chimiche della Statale di Milano.

“Il particolato atmosferico, oltre ad essere un carrier, cioè un vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus, costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni”. A dirlo è un gruppo di ricercatori della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) che, in collaborazione con le Università degli studi di Bari e di Bologna, hanno esaminato i dati pubblicati sui siti delle ARPA (le Agenzie regionali per la protezione ambientale) relativi a tutte le centraline di rilevamento attive sul territorio nazionale, registrando il numero di episodi di superamento dei limiti di legge (50 microg/m3 di concentrazione media giornaliera) nelle province italiane. Parallelamente, hanno analizzato i casi di contagio da COVID-19 riportati sul sito della Protezione Civile, arrivando alla conclusione che “esiste una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo dal 10 al 29 febbraio e il numero di casi infetti da COVID-19 aggiornati al 3 marzo”.

Coronavirus (Getty Images)

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