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George Floyd, l’urlo straziante dell’America per bene

Il mondo dello sport si è indignato sull’uccisione di George Floyd, avvenuta a Minneapolis lunedì scorso a opera di un poliziotto che ha soffocato l’uomo afroamericano. 

George Floyd (spetteguless.it)

“Non riesco a respirare” sono state le ultime parole di George Floyd, l’afroamericano ucciso a Minneapolis da un poliziotto mentre gli agenti stavano cercando di ammanettarlo. George è morto per soffocamento a causa dell’agente di polizia che gli ha premuto il ginocchio contro il collo mentre era a terra. Il sangue gli fuoriusciva dal naso e disperatamente chiedeva aiuto invano mentre stava morendo. I poliziotti presenti, oltre all’assassino a sangue freddo, sono tutti stati arrestati, per fortuna. Dalla morte del 46enne la faccia dell’America per bene è indignata. Le manifestazioni di protesta a Minneapolis contro la violenza della polizia continuano da due giorni e sono state per lo più pacifiche. I manifestanti hanno mostrato cartelli con le scritte: ‘Black Lives Matter’, che è anche il nome di movimento contro le violenze sui neri e ‘I can’t breath’, che sono state le ultime parole pronunciate da George Floyd.

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La morte di George Floyd tocca anche l’NBA

George Floyd (calabriamagnifica.it)

La protesta per la morte di George tocca anche il mondo dello sport, che, soprattutto attraverso i social network, dice basta e che non se ne può più di queste morti per odio razziale. L’urlo di dolore più lacerante è di Stephen Jackson, il veterano 42enne di quattro stagioni giocate nell’ NBA. Il giocatore di basket conosceva molto bene George Floyd. Nei post di Instagram Jackson ha scritto frasi molto struggenti, ricordando un’amicizia consolidata durante molti anni, cercando di staccarsi dai bassifondi di Houston. Stephen Jackson e George Floyd hanno frequentato lo stesso liceo ed erano rimasti amici anche quando avevano preso strade diverse durante la loro vita.

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(lifegate.it)

Jackson ha scritto su Instagram di Floyd: “Ci chiamavano gemelli. George era andato in Minnesota per cambiare la sua. Guidava camion, stava cercando di sistemarsi. Nessuno era più orgoglioso di quello che avevo fatto nella vita di mio fratello George. Riposa in pace, non dovevi farcela nella vita ma eri cambiato. E ora finisce tutto in questo modo…”.

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