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Economia

A maggio il 30% dei consumi in meno, lo rivela Confcommercio

A maggio, in base a un’indagine dell’Ufficio studi Confcommercio, i consumi sono calati del 30%. Pochi i settori che rispetto all’anno scorso hanno registrato un miglioramento dei risultati.

Milano (foto Pixabay)

La ripresa del lavoro e delle attività non è stata per ora sufficiente a ripristinare la situazione economica antecedente il lockdown: la pandemia ha sicuramente avuto l’effetto di frenare i consumi in modo sensibile.

L’ Ufficio Studi di Confcommercio ha infatti registrato un calo dei consumi del 29,4% raffrontando l’indicatore dei consumi dello scorso anno e quello corrente. Ma si parla di un calo del 47% se raffrontato con il mese di aprile.

Tra i settori più penalizzati: tempo libero (-92%), alberghi, bar e ristoranti (-66%), abbigliamento (-55%).

Hanno invece un andamento positivo l’alimentazione domestica, le comunicazioni e l’energia, settori evidentemente legati alla vita in quarantena ma anche al lavoro in smartworking che in molte realtà è ancora la norma.

Invece dati non allarmanti ma nemmeno consolatori quelli relativi alle autovetture, ai trasporti, ai consumi presso bar e ristoranti, al turismo e il suo indotto nonché alle attività legate all’intrattenimento e alla relazione.

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La ripresa dei consumi è lenta

Negozio vintage (foto Pixabay)

La ripresa ci sarà ma non è immediata e necessita di fiducia.
Nel mese di giugno si sta verificando un aumento delle percorrenze di veicoli pesanti sulle strade italiane aumenta del 9,6% rispetto agli inizi di maggio nonché dell’energia elettrica immessa (5,4%).

Il rimbalzo del Pil di maggio (10,4%) sarebbe seguito da un +4,7% in giugno.

Negozio di abbigliamento (foto Pixabay)

Secondo l’analisi di Confcommercio a inchiodare la ripresa è in larga parte il disagio sociale che, “misurato sulla base del Misery Index Confcommercio (MIC), ha conosciuto un’esplosione nel mese di aprile, legata al deciso deterioramento delle condizioni del mondo del lavoro, dipendente e autonomo. Aspettative pesantemente negative su questo versante minano la fiducia delle famiglie, spingendole ad atteggiamenti ancora più prudenti nei confronti del consumo, con il pericolo di frenare il recupero”.

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