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Calcio

Diego Armando Maradona, genio e sregolatezza: una leggenda non muore mai

Il calcio ed il mondo intero sono in lutto per la morte della leggenda Diego Armando Maradona, deceduto ieri in Argentina a causa di un arresto cardiocircolatorio.

Diego Armando Maradona (Getty Images)

C’era una volta…” Iniziano sempre così le favole, ma quella di Diego Armando Maradona non può cominciare così. Maradona non c’era, c’è e ci sarà sempre perché Diego non era solo un calciatore. Diego era il calcio, il calcio che fa sognare gli amanti di questo sport e non solo. Quel ragazzino nato a Lanus, in Argentina, non è stato, difatti, solo un’atleta ed un’icona dello sport, ma una leggenda nell’immaginario collettivo che, così come accaduto per George Best, non può morire in un freddo pomeriggio di fine novembre.

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Diego Armando Maradona, genio e sregolatezza: la leggenda che ha fatto sognare intere generazioni

Il Gol del Secolo realizzato da Maradona contro l’Inghilterra (Getty Images)

Una leggenda non muore mai” questo uno dei tanti messaggi del Napoli su Twitter per salutare Diego Armando Maradona, deceduto per un arresto cardiocircolatorio nel pomeriggio di ieri a Tigre, nell’abitazione dove stava seguendo un percorso di riabilitazione dopo un intervento al cervello. El Diez se ne è andato così, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo dello sport e non solo che da ieri è in lutto. Maradona non è stato solo un’icona per il calcio, ma un simbolo di riscatto per l’Argentina, il Napoli e per tutto il Sud. Lo hanno definito un rivoluzionario, un atleta che in campo abbagliava, ma che fuori non amava le regole e combatteva a denti stretti per il riscatto dei più deboli e chi era stato lasciato indietro, non temendo mai di dire cosa pensava.

Genio in campo e sregolatezza fuori; questo era il numero 10 che ha fatto innamorare generazioni intere con le sue giocate che rimarranno indimenticabili. Su tutte quella rete messa a segno con la maglia dell’Argentina che è stata premiata come Gol del Secolo. È il 22 Giugno 1986, Maradona &Co. Si ritrovano davanti l’Inghilterra di Bobby Robson per i quarti di finale del Mondiale che si disputa in Messico. Dopo un primo tempo terminato a reti bianche, Diego sblocca il punteggio con quella passata alla storia come la “Mano de Dios“. Quattro minuti dopo, il numero dieci dribbla uno, due, tre, quattro, cinque avversari, compreso il portiere ed insacca il 2-0. Una giocata memorabile accompagnata dalla voce del commentatore Hugo Morales: “Diego Armando Maradona… Grazie, Dio, grazie per il calcio, grazie per Maradona, per queste lacrime, per questo Argentina 2, Inghilterra 0“. Quello era il preludio del successo che avrebbe portato, per la seconda ed ultima volta ad oggi, l’Argentina sul tetto del mondo.

La carriera del campione non è legata solo alla sua Argentina, ma indissolubilmente al Napoli. Quella città che lo aveva stregato a tal punto da lasciare il Barcellona ed entrare per la prima volta in un San Paolo gremito il 5 luglio 1984. Grazie al suo estro ed una classe che non trova eguali, i partenopei conquistano due Scudetti, una Supercoppa Italiana, una Coppa Italia ed una Coppa Uefa. Maradona è sulla bocca di tutti, in città è un idolo ed è amato da tutti, anche dopo il suo addio nel 1991 dopo un controllo antidoping.

Ora quella città, in cui campeggiano le foto ed i murales dell’eterno giocatore, è in lutto perché diversamente non poteva essere. Quella città che lo ha amato e ammirato mentre in campo regalava magie, quel popolo che lo ha difeso sempre come un Re ora ha il cuore spezzato da una notizia che nessuno avrebbe voluto ricevere. Lacrime di dolore per una ferita inguaribile perché Maradona e Napoli sono e rimarranno un connubio, un binomio indissolubile: Maradona è Napoli.

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La maglia numero 10 del Napoli di Maradona (Getty Images)

Non importa cosa è accaduto fuori dal campo, non importano le vicende che lo hanno travolto prima e dopo il ritiro, le critiche e le polemiche. Non importano i colori o la fede calcistica. Non importano i confronti con gli altri dei del calcio. Non importano i pensieri e gli ideali perché oggi si celebra El Diez, un giocatore entrato di diritto nell’Olimpo di chi ha scritto la storia dello sport più amato del mondo e non potrà essere mai dimenticato.

Grazie Dio, grazie per il calcio, grazie per Maradona“.

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