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Delitto di via Poma, caso Cesaroni: verso la svolta definitiva?

Dopo 32 anni riapre il caso sull’omicidio di Simonetta Cesaroni. A riaprire l’inchiesta è una nuova testimonianza.

Riaperto il fascicolo sull’omicidio di Simonetta Cesaroni. Sono passati 32 anni dalla tragedia del 7 agosto 1990, quando la giovane vittima, allora 20enne, è stata uccisa con 29 coltellate, inferte in ogni parte del corpo con un tagliacarte. Il delitto si è consumato tra le mura dell’appartamento del terzo piano all’interno di una struttura squadrata e ombrosa situata nel quartiere Prati, nella capitale. Era martedì pomeriggio quando Simonetta Cesaroni fu uccisa all’interno dello studio di una società di commercialisti, dove lavorava come segretaria per una sostituzione estiva.

Sei anni prima, nel 1984, un altro femminicidio, sempre nello stesso palazzone; quello della pensionata 68enne Renata Moscatelli, conosciuta anche come “la signorina“.

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Il giallo di via Poma: un alibi a rischio riapre il caso

Simonetta Cesaroni (Ansa)

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A riaprire il caso dopo ben 32 anni di incertezza e mistero vi sarebbe la testimonianza di una donna, all’epoca dipendente per l’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno. Dopo oltre tre decessi, il Delitto di via Poma resta uno dei casi freddi più sentiti a livello nazionale: in 32 anni diverse persone sono state accusate. Tuttavia, dopo iter giudiziari differenti, tutti gli indagati sono stati assolti o scagionati. Pertanto, ancora oggi alcun nome compare nella lista degli accusati della morte di Simonetta Cesaroni.

All’epoca quattro indagati sono stati processati e rilasciati. Tuttavia, la nuova testimonianza avverte di un alibi a rischio pronunciato durante l’interrogatorio a inizio inchiesta, nel 1990. In merito, vacillerebbe la presunzione di innocenza dell’allora presidente degli Ostelli della gioventù. Stando a quanto riporta Repubblica, l’ex dipendente dell’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno è apparsa affidabile agli occhi degli inquirenti affidabile.

A seguito della nuova testimonianza, la famiglia della vittima ha deciso di presentare un esposto lo scorso ottobre in Procura. Accanto alla testimonianza della donna, il dubbio sull’allora presidente degli Ostelli della Gioventù si alimenta da un verbale del 1992, il cui scritto descrive l’avvocato come “noto tra gli amici per la dubbia moralità e la reiterate molestie arrecate alle giovani.” La commissione d’inchiesta sul caso sarà avviata alla Camera nel mese di maggio.

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