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Scarcerazioni, Bonafede studia il modo per rimetterli in cella

Bonafede studia una norma che permetta ai magistrati di sorveglianza di modificare le disposizioni già prese per molti mafiosi scarcerati

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (Getty Images)

La faccenda delle scarcerazioni di oltre 300 mafiosi a rischio salute a causa del coronavirus, tiene ancora banco nel Governo. Il ministro Bonafede vuole rimediare all’imprudenza, dettata dalla mancanza di esperienza, nella mancata prevenzione in vista di un emergenza sanitaria. Il ministro, o chi per lui, avrebbe dovuto pensarci ed ora si è corso per arrestare l’emorragia di mafiosi dalle carceri con tanto di decreto e sostituzione dei vertici dei magistrati di sorveglianza. Ora, al ministero di Grazia e Giustizia si studia una norma che permetta ai magistrati di sorveglianza di modificare le disposizioni già prese per molti mafiosi scarcerati. Si tenta, in sostanza, di rimetterli dentro.

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Bonafede studia una norma per rimetterli in cella

Polizia Penitenziaria e Soccorsi al carcere Sant’Anna di Modena (Getty Images)

Sulla vicenda è intervenuto Antonio Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia. “Quando abbiamo appreso che c’erano tante istanze, come procura abbiamo scritto al ministero e ai procuratori generali  perché qualcuno si attivasse per fermare un’emorragia di questo tipo“. Sulla possibilità di studiare una norma per rimetterli in cella, il procuratore aggiunge speranzoso: “Sarebbe un’ottima soluzione trovare spiragli per far rientrare almeno i più pericolosi”. Il procuratore ricorda che chi è sotto il regime del 41-bis, non ha contatti diretti con altre persone, o detenuti.

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(Getty Images)

Il rischio di infettarsi di coronavirus è estremamente ridotto, ecco perchè il procuratore de Raho si è detto sorpreso quando ha letto la circolare e le scarcerazioni anche di detenuti in regime di 41-bis. Intanto tra gli oltre 370 mafiosi finiti ai domiciliari c’è anche il carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo.

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