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Benessere

Sindrome della capanna: la patologia che potrebbe colpire molti italiani

A seguito del lockdown in molti, adesso, avrebbero difficoltà ad uscire di casa e ad abbandonare la propria comfort zone: si chiama sindrome della capanna.

(Getty Images)

Erano tutti in trepidante attesa che giungesse il 4 maggio. Per riabbracciare i propri cari, per fare una passeggiata lontano da casa, per scrollarsi vi un po’ di dosso quell’ansia da divieto assoluto. Le misure di contenimento sono state stringenti, ma necessarie. Un sacrificio richiesto ad ogni singolo italiano per il bene comune quello di non lasciare le proprie abitazioni che ad alcuni è costato il lavoro, ad alcuno i propri affetti, ad altri la propria quotidianità.

Ed ora che si affaccia una timida possibilità di ripartenza, c’è chi forse è rimasto troppo scottato dalla terapia d’urto per arrestare l’inesorabile marcia del virus. Tanto che l’idea di rimanere blindato in casa non è più una sofferenza, ma una nuova possibilità di vita. Si chiama sindrome della capanna e potrebbe rappresentare una patologia ostica da combattere che bene presto potrebbe evolversi in quella sorta di isolamento mentale che in Giappone chiamano Hikikomori e di cui soffre una consistente fetta di adolescenti.

Leggi anche —> Consigli per evitare il contagio: quali sono i comportamenti da adottare in fase 2

Sindrome della capanna, cos’è e chi ne soffre: da cosa trae origine

Libreria casalinga (foto Pixabay)

Perché uscire se in casa si ha tutto e ciò che manca lo si può richiedere tramite un ordine on-line? È questa la domanda che qualcuno ha iniziato a porsi nonostante il Paese si stia avviando verso una fase di ripartenza. Lo stato di isolamento forzato a cui si è stati sottoposti in alcuni ha fatto scattare un “insano pensiero”. Un’idea che ben presto potrebbe trasformarsi in una vera e propria sindrome definita “della capanna” o “del prigioniero”.

La possibilità di rimanere in casa, di continuare a percorrere solo brevi tragitti e solo se necessari potrebbe aver corrotto le menti di molti che tra le mura domestiche ora trovano la loro comfort zone e sono sempre meno propensi ad affacciarsi di nuovo sul mondo esterno. Peraltro in tanti hanno trovato durante la quarantena maggior tempo per dedicarsi a sé stessi ed ai propri hobby ulteriormente instillando la convinzione, quindi, che rimanere in casa arrechi solo giovamento alla propria persona.

Il parere della dottoressa Timanfaya Hernández, del Collegio Ufficiale di Psicologi di Madrid

Una preoccupante circostanza, questa che non colpito solo gli italiani. A darne conferma la dottoressa Timanfaya Hernández, del Collegio Ufficiale di Psicologi di Madrid. L’esperta ha spiegato al quotidiano iberico El Pais che numerose sono le persone che stanno chiedendo aiuto perché non vogliono o non riescono ad uscire di casa. Dall’inizio dell’emergenza ad oggi le persone si sono costruite una imponente fortezza, ma oggi devono abbandonarla per affacciarsi sul mondo in uno stato di incertezza.

La dottoressa in chiosa alla sua intervista spiega che il termine sindrome della capanna è stato coniato negli Usa e serviva ad indicare quello stato di disadattamento provato da alcune popolazioni costrette alla serrata a causa del rigido inverno. Con il giungere della bella stagione, venivano colti da un senso di inadeguatezza e da una mancanza di volontà di riaprirsi verso l’esterno.

Leggi anche —> Gli alimenti che tengono a bada il colesterolo

Casa (foto Pixabay)

Lo stesso sentimento provato da chi usciva dal carcere dopo lungo tempo passato dietro le sbarre.

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