Falcone e Borsellino, il caso della foto: “No alla propaganda”

Si chiama Tony Gentile, ed è l’autore di una delle più famose foto che ritrae insieme Falcone e Borsellino. Una complicità immortalata grazie alla capacità di quel 28enne che fu inviato dal Giornale di Sicilia per seguire con delle foto di accompagnamento, un dibattito antimafia al quale parteciparono entrambi i giudici. I due erano amici sin dai tempi della scuola, un legame partito da lontano. Quella foto, dopo le stragi del 1992 che hanno tolto brutalmente la vita ai giudici e alle loro scorte, quella foto scattata da Gentile finì nei luoghi istituzionali accanto a quella del presidente della Repubblica. A Palermo ne hanno fatto anche un murales. “Quella foto è un patrimonio di tutti – spiega Gentile a Repubblica – e sono orgoglioso di esserne l’autore. Ma proprio perché è di un’intera comunità, non posso tollerare che venga usata per fare propaganda politica. E siccome il caso dei gilet arancioni è solo l’ultimo di una lunga serie, ho deciso di inviare una lettera di diffida a tutti i partiti politici dell’arco costituzionale. Pensa che una volta andai alla festa di Fratelli d’Italia, vendevano i poster con la mia foto, senza alcuna autorizzazione. Ho chiesto a un amico di farmi il video mentre andavo ad acquistarne uno. Poi scrissi alla Meloni: ma ovviamente disse di non saperne nulla…”.

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La foto di Falcone e Borsellino, il caso della Rai

Falcone e Borsellino foto dal web

L’ultimo episodio che riguarda la foto risale a qualche mese fa quando Gentile chiese alla Rai i diritti d’autore per quella foto usata in un programma tv: “Mi dissero che erano scaduti perché sono passati più di 20 anni dalla prima pubblicazione. E la cosa più incredibile fu che un giudice gli ha dato pure ragione. Rischio di dover pagare pure le spese processuali”.

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Sergio Mattarella (Getty Images)

Oltre al danno la beffa per l’autore di una delle foto più significative e riguardanti due personaggi chiave della storia del paese. Gentile si chiede perchè per le foto esiste questa scadenza dei diritti a 20 anni, mentre per testi, libri, devono passarne 70 dalla morte dell’autore. Un quesito più che lecito.

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