Coronavirus, uno studio dagli Usa: “Un giovane su tre può contrarre il virus in forma grave”

Secondo uno studio effettuato dalla University of California di San Francisco un giovane su tre può ammalarsi di coronavirus in forma grave.

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Dall’inizio dell’emergenza a livello globale gli studi sul coronavirus si susseguono costantemente per cercare di rintracciare quante più informazioni possibili. Se inizialmente si era convinti che il nuovo virus fosse più aggressivo e pericoloso nelle persone anziane, adesso pare che questa convinzione stia scemando lentamente. In tale direzione arriva un lavoro di ricerca effettuato dalla University of California di San Francisco, il quale afferma che un 18-25enne su tre possa ammalarsi di Covid-19 in forma grave.

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Coronavirus, uno studio dagli Usa: “Un giovane su tre può contrarre il virus in forma grave”

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Un recente studio di un team di ricercatori statunitensi afferma che anche per i giovani il nuovo coronavirus può essere pericoloso. Il lavoro di ricerca in questione è stato effettuato dagli esperti del Benioff Children’s Hospitals della University of California di San Francisco UCSF ed è stato pubblicato sul Journal of Adolescent Health. Nel dettaglio, secondo questo studio, un giovane, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, su tre può contrarre il Covid-19 in forma grave. I ricercatori, come riporta Repubblica, hanno analizzato un campione di 8.400 tra ragazzi e ragazze tra i 18 ed i 25 anni concludendo che la ‘vulnerabilità medica’ del campione fosse del circa 33% per i maschi e del 30% per le femmine.

Dati alla mano, dunque, gli esperti hanno spiegato che l’essere giovani, dunque, non esclude la possibilità di contrarre il virus anche in forma grave. A sostegno di questa tesi vi sono altri dati, non compresi nello studio dell’UCSF, sui ricoveri per fascia d’età. Rispetto ad aprile, difatti, come riporta Repubblica, nell’ultima settimana di giugno i ricoveri di soggetti tra i 18 ed i 29 anni sono cresciuti addirittura del 299%. Durante il mese di aprile i ricoveri tra i giovani erano 8,7 su centomila (128, 3 tra glia anziani), mentre circa due mesi più tardi sono saliti a 34,7 (306,7 tra gli anziani).

Numeri che comunque evidenziano come il virus rimanga più aggressivo nelle persone di età avanzata, ma che rappresentano un campanello d’allarme per i giovani, contrariamente a quanto si sosteneva nelle prime fasi dell’emergenza.

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Nei giorni scorsi, in merito, aveva rilasciato alcune dichiarazioni il professor Francesco Vaia dell’Ospedale Spallanzani di Roma, il quale aveva affermato come l’età media delle persone contagiate fosse passata da 61 anni a 47 in pochi mesi. Circostanza dettata dall’aumento dei contagi tra i giovani: a giugno, il numero di under 18 positivi si sarebbe addirittura quintuplicato passando dal 2 al 9,43% rispetto all’inizio dell’epidemia.

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