Tumore al cervello, lo studio: “Abbiamo trovato una chiave d’accesso”

Uno studio condotto dalla ricercatrice Chiara Maria Mazzanti è riuscito a riprodurre in vitro il glioblastoma, il tumore che colpisce il cervello, per osservarne i comportamenti.

Medico
(Getty Images)

Nel corso di una conferenza stampa è stata data una breve anticipazione in merito ad un importante studio sul glioblastoma, il tumore del cervello. Di questo studio si stanno occupando gli esperti del gruppo di Chiara Maria Mazzanti, ricercatrice a capo del Laboratorio di Genomica e Trascrittomica della Fondazione Pisana per la Scienza. Nel dettaglio, gli scienziati italiani sarebbero riuscito a replicare in vitro e fatto crescere il glioblastoma per osservarne i comportamenti anche in risposta ai farmaci.

Tumore al cervello, lo studio condotto dalla ricercatrice Chiara Mazzanti: “È sempre stato una cassaforte senza combinazione

Per la prima volta siamo entrati nel glioblastoma partendo da una biopsia umana, e abbiamo fatto crescere in vitro il tumore per osservarlo mentre si sviluppa e comprenderne i meccanismi“. Così ha spiegato lo studio che sta svolgendo insieme ad un equipe di esperti, la ricercatrice Chiara Maria Mazzanti sul glioblastoma, il tumore che colpisce il cervello. Quest’ultimo, come riporta la redazione de La Nazione, è stato replicato in vitro e fatto crescere per osservarne i comportamenti e la risposta ai farmaci. Proprio la stessa ricercatrice, durante una conferenza stampa organizzata dalla Fondazione Pisana per la Scienza, ha dato una breve anticipazione dello studio. Gli studiosi pubblicheranno i risultati della ricerca su una rinomata rivista scientifica.

Il glioblastoma – riporta La Nazione– è fra i più aggressivi e letali dei tumori umani ed ha ancora un tasso di mortalità del 100%. Oltre alla rimozione chirurgica, il trattamento consiste in chemioterapia a base di temozolomide associata a radioterapia; ma il tumore si ripresenta o progredisce e la sopravvivenza mediana è di 14,6 mesi”.

“È sempre stato -prosegue la ricercatrice- una cassaforte senza combinazione, ma noi abbiamo trovato una chiave d’accesso. Questo grazie a collaborazioni internazionali e competenze multidisciplinari presenti anche qui a Pisa. I laboratori Nest della Scuola Normale, l’Azienda Ospedaliero-universitaria di Pisa, l’Ospedale di Livorno, il Cnr“. Infine la ricercatrice ha spiegato: “Siamo riusciti a creare un modello che ci permetterà di studiare il modo in cui questo tumore risponde ai farmaci. Grazie all’utilizzo di potenti microscopi acquistati dalla Fondazione Pisana per la Scienza, possiamo testare il tumore con diverse terapie. L’obiettivo -riporta La Nazioneè che ogni paziente affetto da questo male possa avere il proprio tumore replicato in vitro in modo che possa essere testato con farmaci per trovare una terapia misurata e personalizzata“.

Leggi anche —> Acqua di rubinetto e tumore: correlazione con oltre 100mila casi

Laboratorio
(Getty Images)
Impostazioni privacy