Lo sconforto di un infermiere: “Non lamentatevi perchè siete chiusi in casa”

Il grido di dolore di un infermiere spopola sui social con un messaggio: “Non lamentatevi che siete chiusi in casa. Qui viviamo il peggio”

L’Italia continua imperterrita a combattere la guerra contro il Coronavirus. Non c’è angolo della penisola dove all’interno degli ospedali non vi sia un motivo di rabbia o sconforto per i protagonisti in prima linea. Gli infermieri, i medici, i primari dei nosocomi fanno fatica a svolgere regolarmente il proprio mestiere, perchè il pensiero di portarsi sulla coscienza i pazienti ricoverati, prossimi alla morte, accanisce le loro responsabilità. Sulle pagine facebook in questi giorni gira un virgolettato inquietante di un infermiere protagonista nella lotta al Covid-19. Alessio Fantini dopo aver terminato il suo massacrante turno di 12 ore, si rivolge a tutti coloro che vivono in maniera straziante la quarantena in casa. E lo fa raccontando ciò che accade all’interno degli ospedali. 

Lì dentro il lavoro non si limita all’assitenza del paziente, che richiama la sua attenzione perchè il contenuto nelle sacche per endovena sta agli sgoccioli. La lotta al Coronavirus produce degli effetti di scoraggiamento per un qualcosa che non si è abituati a vedere. “Questo virus è infame”. Così lo definisce Alessio Fantini, “perchè porta via la tua vita e anche la tua dignità”.

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I sensi di colpa di un infermiere in piena lotta contro il virus

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Infermiere (Getty Images)

Parole agghiaccianti quelle di Alessio Fantini, che invitano le persone a non gettarsi nello sconforto durante l’isolamento domiciliare perchè negli ospedali c’è di peggio. Si assistono a scene raccapriccianti come il “sanificare” un paziente steso su un letto, oscillante tra la vita e la morte. Gli infermieri indossano una tuta di protezione, tipica per una missione nello spazio cosmico senza poter stringere relazioni con il paziente per la paura del contagio. Restare isolati in una stanza di un ospedale come se si fosse ripudiati da tutti.

Infermieri che si aggirano nei corridoi degli ospedali con l’acre odore di candeggina sul camice per aver spruzzato il materiale per sanificare il paziente. Il sentirsi in colpa di agire come se si stesse adottando una politica dittatoriale, un atto razzista nei confronti di un innocente.

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Ospedale (Getty Images)

E se lo sviluppo della situazione diventa incontrollabile, sei “tu infermiere a comunicare ai familiari la sconfortante notizia del decesso.”

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