La conversione del Made in Italy è in atto

Le fabbriche italiane stanno attuando la conversione della produzione per aiutare l’Italia a gestire l’emergenza sanitaria da Covid19. Ha inziato Miroglio producendo mascherine e sta proseguendo sulla stessa strada Menarini che produrrà gel disinfettante nello stabilimento di Firenze che attualmente poroduce i farmaci in gel.
L’Italia non si ferma grazie al Made in Italy.

La conversione del Made in Italy è in atto
Italian fashion (foto Pixabay)

In questo momento servono mascherine e dispositivi di protezione individuale per i sanitari.  A riguardo il commissario per l’emergenza Angelo Borrelli ha spiegato che ne servono 90 milioni al mese.

Il decreto legge “Cura Italia” entrato in vigore il 17 marzo scorso prevede la possibilità di produrre mascherine chirurgiche non perfettamente conformi ai dettami delle norme vigenti. Le aziende produttrici invieranno all’Istituto superiore di Sanità un’autocertificazione sulle caratteristiche tecniche delle mascherine e l’Istituto entro due giorni si pronuncerà sula conformità alle norme vigenti.

Anche l’Università italiana sta contribuendo: come racconta a Il Sole 24 ore il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, con il suo gruppo di lavoro, è in contatto con le realtà manifatturiere locali che vogliono contribuire convertendo la propria produzione a favore delle tanto ricercate mascherine.

Il rettore spiega: «È una fase molto delicata  nella quale alla disponibilità delle aziende dobbiamo rispondere in tempi brevi mettendo a punto un processo complesso, che consenta a queste imprese di produrre rapidamente in grandi quantità e con alti standard di qualità».

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La corsa alla conversione è inizata da Miroglio

La Miroglio, che ricordiamo è l’azienda che cura il design, la produzione e la distribuzione di marchi quali Motivi, Elena Mirò e Oltre, solo per citarne alcuni, ha inziato vari giorni fa il primo importante progetto di conversione industriale a favore della produzione delle mascherine.

La sera dell’11 marzo scorso il prototipo è stato presentato all’unità di crisi a Torino che l’ha controllato e ritenuto idoneo. Ad oggi è prevista la produzione di 600 mila mascherine in due settimane e le prime 15 mila sono state consegnate sabato 14 marzo. Le successive saranno prodotte e messe a disposizione della Regione Piemonte e consegnate giornalmente.

Gli altri esempi virtuosi di conversione

LaBc Boncar di Busto Arsizio (Varese), specializzata in packaging luxury per case di moda nazionali e internazionali tra cui Hugo Boss, Louboutin e H&M, ha iniziato a produrre mascherine per ospedali e amministrazioni e anche se non costituiscono presidi medici sono comunque una valida protezione.

A Vaiano (Prato) lavorano come volontari i dipendenti nell’azienda Dreoni Giovanna e in due giorni hanno convertito una parte dello stabilimento e prodotto 2.000 mascherine al giorno (certificate dal laboratorio Pontlab di Pontedera).

Menarini invece produrrà nello stabilimento di Firenze gel disinfettante.

Infine, dal 3 marzo la Davines a Parma, azienda cosmetica, ha iniziato la produzione di un gel igienizzante mani da donare alle realtà bisognose: case di riposo comunali, sedi parmensi di Croce Rossa, Croce Gialla, Intercral, Comunità Betania, l’assistenza pubblica e le comunità di accoglienza per immigrati.

La conversione del Made in Italy è in atto
Camogli, Italia (foto Pixabay)
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